La Danimarca non vuole più studenti stranieri?

Nota per le sovvenzioni statali nei confronti degli studenti fuorisede, danesi e non, la Danimarca sembra aver fatto un passo indietro negli ultimi anni, con dichiarazioni che hanno lasciato scontenti anche i diversi danesi.

Nel giugno del 2021, infatti, il governo guidato da Mette Frederiksen ha preso la decisione di ridurre drasticamente il numero dei corsi in inglese in favore di quelli in danese. Tuttavia, va detto che questo non riguarda tutte le università allo stesso modo. 

Come vuole procedere la Danimarca?

La decisione ai tempi fu sostenuta dai partiti Konservative, Dansk Folkeparti (Partito Popolare Danese), Liberal Alliance e, curiosamente, Venstre, lasciando solo il Socialistik Folkeparti (Partito Popolare Socialista) a schierarsi con il partito al governo, il Socialdemokratiet di cui fa parte la stessa Frederiksen.

Mette Frederiksen, primo ministro danese

La decisione vuole contrastare sia l'”esodo” dei laureati, sia anche la spesa sempre crescente per l’SU, la sovvenzione per gli studenti danesi, europei e appartenenti all’area economica europea che, secondo i pronostici, è passata da 449 milioni a 570 milioni di corone danesi.

Il motivo sembra essere il costo dell’istruzione degli studenti internazionali, che spesso una volta terminata l’università lasciano la Danimarca o perché non trovano lavoro nel loro campo, o perché semplicemente vogliono fare esperienze altrove.

La misura tocca le accademie professionali

La misura, tuttavia, riguarda soprattutto le accademie professionali (Erhvervsakademi o “Business Academy) e ai corsi di laurea professionali. In questi contesti, il 72% dei laureati è di lingua inglese, ma solo il 21% trova lavoro in Danimarca dopo la sua istruzione. 

Un problema, soprattutto se hanno usufruito dell’SU: se fuoriescono dal paese, infatti, non lo ripagano, cosa che comporta notevoli costi. Sono obiezioni dell’opposizione, nonostante l’organizzazione Danske Universiteter abbia dimostrato come gli studenti stranieri nel paese valgano tantissimo: nel rapporto del 2017, si evidenziava come ogni laureato straniero avesse contribuito con una media di circa 800.000 corone alla società danese negli 8 anni successivi alla laurea.

Non è un addio

Al momento, comunque, il governo non sembra intenzionato a togliere completamente i corsi in inglese nelle Erhvervsakademier, lasciando ancora dei posti, ma ha avviato un piano di riduzione degli investimenti nei corsi in inglese progressivo nel corso degli anni.

Per esempio, nel 2022 ha stanziato circa 50 milioni di corone, che nel 2023 scenderanno a 37, mentre nel biennio 2024-2025 saranno la metà, ovvero 25 milioni. Riducendo questi fondi, il governo intende finanziare la ricerca del lavoro ai laureati stranieri come incentivo per mantenerli nel Paese – e recuperare i soldi grazie alle tasse. Nello specifico, ogni anno metterà a disposizione 50 milioni di corone per aiutare i neolaureati a inserirsi nel mondo del lavoro.

E l’SU?

La questione dell’SU agli studenti internazionali ha sempre acceso gli animi in Danimarca, fin da quando il sussidio è stato esteso ai non danesi nel 2013, dopo che un verdetto dell’Unione Europea aveva stabilito che tutti gli studenti di UE, Norvegia e Svizzera avessero diritto a ottenerlo con un contratto di lavoro.

In quell’anno, il governo allora in carica aveva concordato che i fondi SU per gli studenti stranieri non dovessero superare le 442 milioni di corone all’anno. Si è visto però che il budget è stato sforato più volte: nel 2018 il fondo ammontava a 513 milioni di corone, nel 2019 a 520 milioni.

L’opposizione ne ha fatto una questione di principio, tanto da portare Ulla Tørnæs del partito Venstre ed ex ministra dell’Istruzione a ritenerla una cosa inaccettabile, dichiarando che non è compito della Danimarca “dover sollevare l’onere dell’istruzione agli altri Paesi, come indicano le cifre” (Berlingske). Tuttavia, la Tørnæs ha volutamente fatto confusione tra SU e SU-Lån (un prestito, che poi va ripagato entro 15 anni), sostenendo che molti studenti stranieri sottoscrivevano prestiti SU – come detto, non l’SU sovvenzione – per non ripagarli mai.

Per quanto messo in discussione, l’SU è ancora confermato anche per gli studenti non danesi residenti nel territorio dell’Unione Europea, in Norvegia e in Svizzera.

Alle regole attuali, uno studente straniero deve lavorare per 10-12 ore settimanali per ottenere il sussidio (i danesi, invece, lo ottengono senza lavorare). 

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