Il fascino senza tempo di Greta Garbo

Greta Garbo

“Androgina”, “La Grande Reclusa”, “Divina”: tanti gli appellativi che riguardano Greta Garbo, iconica attrice svedese che ha avuto una breve ma intensa carriera nella Hollywood degli anni 30. Una diva che, come in altri casi è accaduto (pensiamo a Audrey Hepburn o a Mina), al massimo della sua popolarità, decide improvvisamente di abbandonare tutto. “Let me be Alone”, dice, “Lasciatemi sola”. Lo dice dopo il flop del suo ultimo film, Non tradirmi con me, ma c’è sicuramente dell’altro. Ed è proprio dal suo ritiro che inizia il suo mito.

La vita di Greta Garbo

Il nome vero dell’attrice è Greta Lovisa Gustafsson. L’attrice nacque a Stoccolma il 18 settembre 1905 da una famiglia poverissima e problematica: il padre, netturbino, era un alcolizzato e una persona violenta, mentre la madre una lavandaia. Nel 1920 il padre muore per l’influenza spagnola, quando Greta ha 14 anni: per questo, la madre la manda a lavorare nel grande magazzino PUB.

Greta è bionda, alta, formosa, e viene subito vista come la commessa più bella di tutte. Le viene chiesto di posare per un manifesto pubblicitario, che attirerà l’attenzione di Erik A. Petschler, un regista di commedie. Inizia così la carriera di Greta, che prende parte in un piccolo ruolo alla nuova commedia del regista, in un’esperienza che lei ricorderà sempre come molto divertente. Dopo il ruolo nella commedia, la giovane si iscrive a un corso di recitazione riuscendo a vincere una borsa di studio per la Regia Accademia di Stoccolma.

La svolta decisiva arriva quando Greta ha 18 anni: Mauritz Stiller, il celebre regista finlandese, le fa un provino. Tra i due nasce anche una storia d’amore (Stiller ha più del doppio degli anni di Greta), e il regista le fa cambiare cognome nel più facile Garbo. Entrambi vengono poi convocati a Hollywood, e firmano un contratto con la MGM. Ma non ci vuole molto perché Mauritz Stiller si accorga che, in realtà, a Hollywood interessa solo Greta, che nel 1925 gira il suo primo film americano: Torrent, un vero e proprio successo al botteghino.

Da quel momento, Greta è chiamata a interpretare una serie di donne provocanti, seduttrici, avide, ciniche. Tutti ruoli che lei non sopporta, come non sopporta il sistema opprimente della MGM. Per questo, comincia a “fare la diva”, pretendendo per esempio dei separa sul set, compensi sempre più alti, respingendo i giornalisti, ed esigendo di interpretare un film sonoro. Comportamenti, questi, che le fanno meritare l’appellativo “La Divina”.

Interpretare un film sonoro, però, evidenzia un suo grande limite: il suo inglese. Serviranno anni prima che lei riesca a pronunciare bene la sua prima battuta nel film Anna Christie del 1930 (Gimme a whisky, giunger ale on the Side, and don’t be stinge, baby!). Nel frattempo, la stampa, tenuta sempre più a distanza da Greta, fa dilagare pettegolezzi su di lei, dovuti per lo più al suo aspetto androgino.

Greta Garbo
L’aspetto androgino di Greta Garbo

Si parla di presunta bisessualità, perché la ragazza è poco incline al matrimonio nonostante la relazione con John Gilbert, e tutto è pompato maggiormente dai contenuti delle memorie di Mercedes de Acosta, ereditiera lesbica e dichiarata, che racconta delle loro gite a seno nudo in Sierra Nevada. Greta in questo si diverte molto, alimentando le voci con i suoi atteggiamenti anticonformisti e con, appunto, un look androgino che la vede spesso in abiti maschili.

Si diffonde quindi l’idea di una Greta Garbo dei salotti lesbo-chic, idea alimentata da Marlene Dietrich – altra attrice lesbica. Marlene, infatti, sua rivale, racconta di averla sedotta anni prima. Una dichiarazione che ferisce molto Greta, cosa che alimenta il mistero riguardo alla sua vita privata. In molti pensano che il più grande dolore dell’attrice svedese sia dovuto all’abbandono da parte della Dietrich. Ma, come al solito, sono solo speculazioni.

Greta Garbo e Mauritz Stiller

Ad ogni modo, Greta era riservata e mal sopportava che si parlasse di lei. Per questo, più che al flop del suo ultimo film del 1941, si deve il suo addio alle scene.

Greta dopo Garbo

Ma i media non hanno mai smesso di interessarsi a lei. Nel 1950, Greta prende cittadinanza americana e si trasferisce a New York. Già nominata 4 volte agli Oscar per i suoi ruoli in Anna Christie, Margherita Gauthier, Ninotchka, riceve un Oscar alla carriera che però non ritirerà mai. Nemmeno registi come Federico Fellini o Luchino Visconti, che la voleva nel ruolo della duchessa di Guermantes per una riedizione della Recherche di Proust, riusciranno a farla tornare sulle scene.

Greta Garbo nel film “La Regina Cristina”

Greta, che morì nel 1990 in seguito a una polmonite, quindi, passa il resto della sua vita come una donna comune, lontana dalle scene e a condurre una vita non mondana e del tutto normale. Anzi, si limitava a ricevere pochissimi e fidati amici nella sua enorme dimora, al quinto piano di un palazzo a Manhattan, costituito di libri con rivestimento rosso e verde, e molti quadri, soprattutto di Renoir, appesi alla sua parete rosa salmone.

Molto elegante, fine, riusciva a creare sensualità in ogni ruolo proprio grazie al suo stile androgino e molto glamour, da vera diva; e con il suo incredibile sguardo magnetico e freddo, proprio come la sua (non tanto) amata Svezia. 25, in totale, i suoi film, di cui 10 muti e 15 sonori divenuti pietre miliari della storia.

Greta Garbo

È lei a interpretare Cristina di Svezia nel film La Regina Cristina del 1933 (altra personalità storica nota per il suo orientamento omosessuale); la vediamo poi in Anna Karenina (sempre nel 1933), in Grand Hotel e in Mata Hari. Tutti ruoli iconici, fonte e prova inespugnabile del suo fascino senza tempo.

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