Le sinfonie di Ólafur Arnalds, il poliedrico compositore islandese

Ólafur Arnalds

Dopo Daði Freyr, torniamo a esplorare la musica islandese cambiando totalmente genere. Se la rivelazione pop dell’anno, infatti, approccia un genere più commerciale – anche se non per questo meno ricercato – Ólafur Arnalds ha uno stile molto più cinematografico – anche se non necessariamente legato alle colonne sonore. La sua musica, infatti, contiene poche parole e decisamente tante sinfonie. Una musica polistrumentale, che richiama i suoni d’Islanda, e della natura in generale, e che nel tempo ha visto sempre più collaborazioni importanti. È un compositore, che spazia da uno stile epico a uno più elettronico, senza lasciarsi sfuggire nessun suono.

L’ultimo album uscito del compositore islandese è Re:member, del 2018, che ha avuto un grande successo ottenendo milioni di ascolti su Spotify e di visualizzazioni sul suo canale YouTube ufficiale, che contiene dei video dall’ottima fattura e anch’essi ricercati come le sue sinfonie. Ma Re:member è solamente la sua ultima fatica, che dal 2007 ad oggi vede 16 lavori tra LP, EP e la colonna sonora del film Órói di Baldvin Zophoníasson.

Le origini e l’infanzia nella periferia di Reykjavík

Ólafur Arnalds è nato nel 1986 nella cittadina di Mosfellsbær, nella periferia di Reykjavík dalla quale dista pochi km. Ha esordito presto nel mondo della musica, divenendo batterista nella band hardcore Metal – genere molto diffuso nell’isola scandinava FIghting Shit, e in seguito della band dello stesso genere Celestine. Origini del tutto inaspettate, considerando che dopo l’esperienza Metal si è tuffato nel mondo delle composizione sinfoniche per cui è divenuto famoso, componendo pezzi orchestrali leggeri, eleganti e delicati. Ma del resto, già con abbiamo visto come le origini di un’artista possono essere lontanissime da quelle per cui è divenuto celebre.

Come detto, è un autore decisamente poliedrico, e le sue sinfonie passano dal pop al mondo classico, e vedono mixare corde da camera, pianoforte a tocchi elettro più o meno discreti. È stato anche tra i primi, nel 2007, ad unirsi agli Erased Tapes.

Non è difficile capire le motivazioni che hanno spinto Ólafur Arnalds a questo tipo di musicalità, dato che le chiarisce lui stesso:

La scena classica è sbarrata per coloro che non hanno studiato musica per tutta la vita. Io vorrei portare la mia esperienza classica alle persone che solitamente non ascoltano questo tipo di musica, in modo da aprirne le menti”.

Ólafur Arnalds: un successo mondiale fin dal primo album

Come detto, inizia molto presto a dilettarsi nel mondo della musica: nel 2003, all’età di 17 anni. Ma la svolta arriva 4 anni dopo, nel 2007, quando di anni ne ha 21. In quel periodo, infatti, Ólafur Arnalds si è armato di una determinazione incredibile, componendo tanta musica di qualità e organizzando un tour a più mete, che gli hanno permesso di ottenere tanti riconoscimenti in tutto il mondo, fin dall’album di debutto Eulogy for Evolution. Nel 2008 pubblica immediatamente un EP, chiamato Variations of Statics, che ha fatto sì che Ólafur Arnalds venisse elogiato all’unanimità sia nel mondo della musica contemporanea sia in quello della musica classica, riuscendo insomma a fendere una barriera considerata da molti impenetrabile. In quegli anni d’esordio, riuscì anche a fare il tutto esaurito in alcuni dei più importanti locali musicali del mondo, su tutti il Roundhouse e il Barbican Hall di Londra. Inoltre, nel 2008 ricevette il premio per la Migliore Esibizione dal Vivo da Gilles Peterson, presentatore della BBC.

Nel 2009 arriva il primo album “sperimentale “ di Ólafur Arnalds, sia per quanto riguarda la musicalità sia per le modalità di composizione e distribuzione. L’EP si chiama Found Songs, e contiene 7 brani registrati uno al giorno per sette giorni, e resi subito disponibili per il download. Nello stesso anno, insomma, pubblica una colonna sonora per danza contemporanea, che chiama Dyad 1909: l’opera gli è stata commissionata da un altro artista di eccellenza, il coreografo inglese Wayne McGregor. Il brano si ispira a Polo Sud di Shackleton, e fu suonato per la prima volta al Sadler’s Wells Theatre di Londra, evento divenuto, per il successo, 5 notti di musica live, danza e Visual, trasmesse in prima serata.

Il sold out in Cina e I BAFTA

Dal 2010, Ólafur ricomincia i suoi tour, uscendo anche dall’Europa. La sua musica è particolarmente apprezzata in Asia, e proprio nel mercato più importante del continente (e oggi, anche del mondo), ovvero la Cina, si è attestato come uno dei pochi artisti non cinesi e non italiani del genere ad aver fatto un sold out. Nel 2011, ripropone l’esperimento di 7 canzoni per 7 giorni, con – è il caso di dirlo! – una variazione sul tema: per questa occasione, infatti, Ólafur Arnalds filma ogni registrazione dal vivo nel suo nuovo appartamento sito nel centro di Reykjavík, e non a caso chiamato Living Room Songs. In questo periodo corona anche il suo sogno nel cassetto di diventare compositore cinematografico: compone infatti le musiche per diversi film, tra i quali Another Happy Day con Elle Barkin, e per la serie TV del 2013 Broadchurch. Proprio la colonna sonora di quest’ultima gli permette di vincere i BAFTA 2014 come miglior colonna sonora originale. Ad oggi, Ólafur Arnalds è il compositore islandese più famoso al mondo, insieme  a Hildur Guðnadóttir, la compositrice e violoncellista che ha realizzato la colonna sonora del film Joker (2019), per la quale ha vinto Golden Globe, Critica’ Choice Awards, BAFTA e Oscar; e per la miniserie statunitense Chernobyl (2019) – e dedicheremo anche a lei un articolo specifico.

La particolarità di Ólafur Arnalds

Il compositore islandese ha quindi conosciuto un successo rapido e immediato, e del resto ha ancora molta strada per divenire sempre più noto e ottenere ancora più riconoscimenti. Ólafur Arnalds piace perché nella sua musica si sente tutta la sua passione, nonché la sua continua voglia  di sperimentare e innovare. Ha espanso i confini della musica, continua a scrivere meravigliose colonne sonore, e a stringere accordi per collaborazioni molto interessanti. Per esempio, nel 2009 ha formato il duo techno minimale e sperimentale Kiasmos, insieme al collega Janus Ramsussen dei Bloodgroup, e con il nome Kiasmos è uscito anche l’album del duo nel 2014.

Difficile dire quale sia il singolo preferito di Ólafur Arnalds, primo perché ce ne sono tanti che meritano di essere ascoltati, secondo perché la sua musica è bella ascoltata nel complesso. Tra i brani da segnalare, sicuramente 20:17, parte dell’album Trance Frendz (2016), la title track di Re:member, o ancora Unfold, dello stesso album.

Imperdibile, poi, l’esperimento colare di momentary, uscito nel 2019 e che vede 8 voci maschili e femminili ricreare un’atmosfera mistica e quasi sacrale. Il consiglio è di ascoltare la playlist di Spotify “This is Ólafur Arnalds” in alternativa ai singoli album: quella playlist, infatti, dispone saggiamente i brani dell’artista e permette di coglierne la varietà sonora e musicale. L’album singolo, naturalmente altrettanto valido, permette di vivere, un’esperienza, una storia. Sarete solo voi e le mille voci di Ólafur Arnalds. Voci delle quali nessuna è proveniente dalle sue corde vocali, ma dalla sua genialità e dalla sua continua voglia di innovare e rinnovare la musica.

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