Lo Joik: la musica senza tempo delle popolazioni lapponi

Joik

Spesso si tende a dimenticare che gli scandinavi non sono gli unici abitanti della Scandinavia. Nella Fennoscandia settentrionale, la parte più fredda e remota vive una popolazione (oggi sempre meno nomade) che nei secoli è stata continuamente repressa e discriminata: i Sami o, se vogliamo attenerci alla loro lingua, sámit o sápmelaš. Si tratta di un popolo che conta attualmente 75.000 persone (40.000 in Norvegia, 20.000 in Svezia, 7000 in Finlandia e 2000 in Russia) divenuto noto per il suo forte legame con la natura, che ha sempre espresso in vari modi, tra cui lo Joik.

La bandiera della Lapponia, terra dei Sami

Anche la parola stessa Joik, tuttavia, non è corretta dal loro punto di vista, dal momento che si tratta del nome anglicizzato di questo particolare canto, così importante nella loro cultura. Loro, infatti, tendono a chiamarli luothi, vuolle, vuelie (che è anche il nome del canto che dà inizio ai film Frozen e Frozen II) o juoiggus. Va anche detto che in origine, “Joik” – useremo il termine inglese per convenzione – si riferiva solamente a uno dei tantissimi generi di canto Sami, ma nel tempo la parola è divenuta generica e usata per riferirsi in generale ai canti Sami tradizionali.

Nascita e storia dello Joik

Quale che sia il modo in cui si intende chiamarlo, lo Joik è un canto tradizionale della cultura Sami, una forma d’altre molto apprezzata sia da loro che, ultimamente, anche nel resto del mondo (grazie alla rinascita di cui parleremo tra poco) il cui scopo è quello di evocare o di riflettere qualsiasi cosa attinente alla natura o alla quotidianità di chi la canta – chiamato joiker (norvegese e, quindi, inglese), joikaaja (finlandese) o jojkare (svedese): può essere, quindi, un animale, un luogo particolare, fino anche a una persona cara o amata. In tal senso – e in alcuni casi, anche nel suono – il canto Sami si può paragonare al canto di alcune culture dei nativi americani, e ha anche caratteristiche in comune con la cultura sciamanica della Siberia, dal momento che tutti imitano ed enfatizzano i suoni della natura. E la natura stessa, per il resto, può essere in qualche modo considerata la “divinità” principale di queste popolazioni.

Non sappiamo con certezza quali siano le origini dello joik, dal momento che la lingua Sami per lungo tempo non ha avuto una forma scritta. Ci sono però delle affascinanti leggende tramandate oralmente, secondo le quali fate ed elfi delle terre antiche fornivano degli Joik ai Sami, che loro raccontavano con appunto dei canti e che Qvigstad (lo stesso che si è occupato di registrare la tradizione orale dei Sami) ha documentato per primo in diverse opere. Ad ogni modo, comunque gli studiosi di musica sono convinti che lo joik sia una delle forme musicali più antiche dl continente europeo.

Come tutta la cultura Sami, anche lo joik fu ostacolato durante il duro e violento processo di cristianizzazione di questo popolo (oggi luterano): le politiche di assimilazione norvegesi-danesi, svedesi e russe, nonché l’opinione delle chiese, hanno sempre condannato lo Joik e la forma d’arte profana come peccato, e hanno avuto un ruolo chiave nella svalutazione dello joik, contestato anche per via della sua somiglianza con i noaidi e i rituali mitologici di epoca precristiana. Ovvero, la chiesa tendeva ad assimilare lo joik a riti e incantesimi magici. Non dobbiamo pensare che queste limitazioni e visioni risalgano all’epoca medievale e moderna: infatti, soprattutto in Norvegia, ancora negli anni Cinquanta era vietato usare lo joking nelle scuole di area Sami, ed è solo di recente che questi canti – che comunque si sono mantenuti di nascosto – sono stati riabilitati.

Forme dei canti Sami tra antico e moderno

Lo Joik, ad ogni modo, resta una forma unica e originale di espressione culturale appartenente al popolo Sami in lingua Sápmi. Il canto ha diverse forme, e può avere una natura sia molto personale che spirituale. Oggi lo joik è scritto, e in alcuni casi composto anche in diversi mesi, ma è molto frequente anche l’improvvisazione. I testi, ad ogni modo, sono molto brevi se non assenti, e la voce viene usata unicamente per creare suoni. Esistono però degli Joik con un tipo di testo più complesso, che si potrebbe dire epico, mentre in epoche recenti al tradizionale joik cantato a cappella si sono aggiunti strumenti musicali semplici, come il tamburo.

Joik
Jon Henrik Fjällgren

Lo Joik è comunque legato di solito a una persona specifica: molto frequenti sono gli Joik composti alla nascita di un figlio o comunque di un bambino, ma possono essere realizzati anche per motivi di conquista sentimentale, o per matrimoni, o per altre celebrazioni più o meno importanti per lo joiker in quel momento della sua vita.

Joik
Elle Márjá Eira

Oggi lo Joik sta assumendo sempre più nuove forme, grazie all’interesse dei giovani e alla riabilitazione di una cultura che, come detto, è stata discriminata in modo violento per tanti secoli. I giovani Sami, sicuri e orgogliosi della loro cultura, hanno il merito di aver rilanciato il canto tradizionale lappone, unendolo ai generi moderni e facendo sì che assumesse dignità anche a livello istituzionale, vista la partecipazione a festival musicali molto importanti, non ultimo l’Eurovision Song Contest. Esiste persino un festival musicale interamente dedicato agli Joik, e modellato sull’Eurovision nel format, che si chiama Sami Grand Prix: qui vi partecipano ogni anno musicisti provenienti da Svezia, Norvegia e Finlandia, ed è uno degli eventi più importanti e rappresentativi della comunità Sami.

 

Tra gli esempi di adattamento moderno dello Joik va citato, per esempio, Sámiid ædnan, uno Joik eseguito in occasione dell’Eurovision del 1980 cantato prevalentemente in norvegese, e che poi è stato usato in qualche occasione dai tifosi norvegesi e inglesi dell’Accrington Stanley FC; oppure il singolo Spirit in the Sky del gruppo norvegese Keiino, rappresentante la Norvegia all’Eurovision del 2019 tenuto a Tel Aviv, che presenta elementi joik nel coro, nonché un intero assolo di Joik.

Abbiamo anche citato a inizio articolo Frozen, il cui canto iniziale, Vuelie, è un adattamento di Eatnemen Vuelie (Canto della Terra), uno Joik molto celebre e apprezzato. In generale, comunque, Frozen e soprattutto Frozen 2 cercano di dare risalto alla cultura Sami, di cui riproducono fedelmente i vestiti (il vestito di Anna è ispirato ai costumi Sami), o l’allevamento delle renne e il commercio del ghiaccio (Kristoff).

Joik
Marja Mortensson

Esempi più recenti sono la cantante Elle Márjá Eira, artista di Kautokeino, Norvegia settentrionale, che ha imparato prima a cantare gli Joik (quelli di suo nonno, sopravvissuti per 150 anni solo oralmente), e poi a parlare. La musica di Elle si contraddistingue per un forte uso di strumenti elettronici, e per musicalità artiche sempre colorate da melodie tradizionali della cultura Sami.

Altra grande esponente, questa volta dei Sami meridionali, è Marja Mortensson, originaria dell’Hedmark. La sua musica si focalizza su tantissimi aspetti dell’identità Sami, di cui va molto fiera. Una cantante che ha avuto un successo strepitoso: il suo album di debutto, pubblicato nel 2017, si chiama Aarehgïjre – Early Spring, mentre il suo secondo, Mojhtestasse, l’ha portata a vincere lo Spellemannprisen (come se fossero i Grammy della Norvegia) per la categoria “musica tradizionale”. Ultimo esempio è il Sami svedese Jon Henrik Fjällgren, vincitore di Talang Sverige 2014 (ovvero Sweden’s Got Talent) in seguito al quale ha pubblicato l’album Goeksegh. È poi arrivato secondo, terzo e quarto alle edizioni del Melodifestivalen del 2015, 2017 e 2019.

Non possiamo, purtroppo, dilungarci oltre: abbiamo lasciato qualche esempio di melodia Joik moderna e tradizionale nell’articolo, ma se volete saperne di più vi invitiamo ad approfondire facendo ricerche su Spotify o YouTube.

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