Marius Ziska ci racconta RÚM e la musica nelle Isole Faroe

Marius Ziska

Rilasciato lo scorso 10 marzo 2023, RÚM (“”stanza, in faroese) è il nuovo album del cantante faroese Marius Ziska, il terzo dopo Home/Heim e Portur, anticipato dal singolo Falli Til Jarðar uscito a marzo 2020.


L’intera opera è stata infatti prodotta interamente durante il lockdown, che l’artista ha passato in isolamento nel suo già remoto arcipelago, quello delle Isole Faroe, nel mezzo del Nord Atlantico tra Scozia, Norvegia e Islanda ma politicamente appartenente al Regno di Danimarca. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare il concept di questo nuovo progetto, sensibilmente diverso dai precedenti lavori, più personale e quasi tranquillo nel sound, con un bel mix tra strumenti analogici e digitali.

Per promuovere l’opera, Marius Ziska e la sua band saranno in tour anche in Danimarca: il 26 Maggio all’Hotel Cecil di Copenhagen e il 27 all’Opera House di Aarhus. Ci sarà anche un secondo tour danese previsto a settembre, ed è in programma un altro tour in Norvegia.

Su Marius Ziska

Brevemente sull’artista. Parte della fiorente nuova generazione di artisti faroesi, che sta contribuendo a lanciare l’arcipelago sulla scena internazionale, Ziska non ha un nome propriamente tipico della zona, ma è nato nel villaggio di Søldarfjørður e oggi vive nella capitale Tórshavn con la sua famiglia.

Il suo è in realtà un progetto musicale che coinvolge anche una band completa di sei elementi, e nel corso della sua carriera ha anche collaborato con artisti di fama internazionale tra cui Rob Moore.

Entra nella musica molto presto, iniziando a suonare la batteria all’età di 9 anni, e poi passando al basso e alla chitarra. La sua band è stata formata insieme ad alcuni compagni di scuola, e lui si è offerto di fare il cantante “visto che non c’era nessun altro”. A 16 anni riesce ad essere trasmesso sulla radio nazionale faroese, e da lì capisce che avrebbe continuato su questa strada.

L’intervista

MØR: Partiamo dal tuo ultimo album “Rúm”. In una recente intervista a “Tuttorock” hai detto che “l’intero album è stato un viaggio”. Che tipo di viaggio rappresenta il tuo lavoro?

Fare un album è sempre un viaggio, e questo viaggio è avvenuto durante il periodo del lockdown. Molti dei brani sono stati scritti mentre ero isolato e penso che sia un viaggio molto personale perché quando finisci un album [quello vecchio, NDR] è come finire un capitolo della tua vita e passare al capitolo successivo, che è questo album. Sviluppare Rúm è stato come cercare di sviluppare le cose che già conoscevo durante il secondo album aggiungendo imprevisti come la conoscenza del coronavirus, del lockdown e cose del genere. Il mio paese si chiama Søldarfjørður, su un’altra isola rispetto a Tórshavn , ma non lontano da qui. Sono solo mezz’ora perché abbiamo un tunnel sottomarino, che è abbastanza recente. Ed è proprio nella casa della mia infanzia che ho il mio studio: mentre ero lì, la mia famiglia mi ha chiamato e mi ha detto che erano tutti risultati positivi al Corona. Così ho dovuto rimanere nello studio e stare lì per due settimane e in quel periodo ho scritto tre canzoni per il nuovo album, che sono poi finite nell’album.

MØR: Ho trovato fantastico l’uso di vecchi synth analogici e altri strumenti “vintage”. Perché questa scelta? Che tipo di atmosfera hai voluto dare al tuo album?

Gli strumenti analogici sono per noi una sorta di ossessione ed è molto divertente lavorare con esse ed è anche molto imprevedibile perché sai, ci sono molte cose imprevedibili che accadono quando giochi con le cose analogiche. Inoltre, il produttore principale dell’album, che è un mio caro amico, si chiama Michael Black. Colleziona cose vintage come Space Echoes e Junos e vecchi sintetizzatori analogici. Siamo un po’ nerd quando si tratta di queste cose, ma perché non utilizzare questa attrezzatura se c’è? Certo,  è solo una parte del processo, ma è bello sperimentare  con vecchie attrezzature analogiche.

Marius Ziska

MØR: Quanto della cultura delle Fær Øer è presente in questo lavoro? E come le tue isole influenzano la tua musica?

Questa è una bella domanda. Un esempio è che io canto solo in faroese in questo album, ed è un’enorme influenza per rispondere alla domanda se sono ispirato dalle isole. In generale, penso che sia un po’ difficile dire se si è ispirati dalle Isole Faroe o meno, probabilmente dipende da tutto. Intendo il paesaggio, il clima e tutto ciò che c’è ha un ruolo importante nel luogo in cui vivi, tutto questo ti ispira più o meno consapevolmente.  È difficile dire nel dettaglio cosa mi ispiri, ma la lingua è sicuramente un fattore importante. 

MØR: In un’altra intervista a “Nodepression.com” hai detto che “si dice che le Faroe siano una nazione che canta” e quasi tutti quelli che conosci sono musicisti. Perché la musica è così importante per te e per il tuo paese? E cosa differenzia la musica faroese dal resto della musica nordica e occidentale?

Anche questa è una bella domanda. In realtà non lo so, ma le Isole Faroe sono sicuramente una nazione di cantanti nel senso che, una volta all’anno, cantiamo tutti. C’è una festa importante per le isole, l’Ólavsøka, in cui si celebra il Re Olav, e migliaia di persone si riuniscono e cantano, diventa una festa gigantesca. E dicono sempre che le Isole Faroe sono una nazione di cantanti, ma non so se sia diverso da altri paesi. Non penso che ci sia molta differenza. Ho suonato musica per la maggior parte della mia vita, quindi la maggior parte delle persone che conosco e con cui esco suonano musica. Quindi sì, non so perché. 

MØR: Canti con orgoglio in faroese e non potrei esserne più felice, perché penso che sia un grande valore aggiunto. Ma non pensi che possa essere un ostacolo alla diffusione della tua musica?

No, non lo penso. Quando ascolto musica in danese o islandese o sento qualcuno cantare nella propria lingua nativa, per me è più interessante. E anche quando scriviamo musica e scriviamo in faroese, ci sembra di essere più spontanei, senza avere l’impressione di ripetere qualcosa che sia già stato fatto. E poi ha un suono particolare. Quindi, una volta che abbiamo iniziato a cantare e poi ho iniziato a cantare in faroese e a scrivere in faroese, è difficile tornare a cantare in inglese perché sembra più naturale e sembra che si possano dire alcune cose che sono più vicine al cuore e che non si possono dire nella terza o quarta lingua. Quindi per noi è un punto a favore, ci piace davvero. E credo che sia una forza.

MØR: I miei brani preferiti sono Falli til jarðar (“Cadere a terra”) e quello di apertura, Síggja av nýggjum (“Guardare con nuovi occhi”), che so essere le tue canzoni più personali. Ti va di dirmi cosa rappresentano per te?

C’è un ragazzo, Hans Jacob Kollslið. che scrive i testi e io creo le melodie. In generale sono il principale autore di questo album, ho scritto tutte le canzoni, le melodie e ho prodotto gran parte di ciò che c’è sull’album insieme ad un altro produttore. Il mio metodo di lavoro è che creo una melodia e poi ci canto sopra, qualsiasi cosa mi venga in mente, parole casuali. Poi mando questa traccia a Hans Jacob, che è il paroliere. Per lui è un testo molto personale, che parla di come ha superato un momento difficile della sua vita grazie ad una persona molto vicina a lui che lo ha tirato fuori da quel posto buio in cui si trovava, facendolo vedere tutte le cose intorno a lui con occhi nuovi. È una canzone molto personale, in cui lui lotta con la vita e cerca di superare gli ostacoli per trovare la felicità. Quindi, si potrebbe dire che è una sorta di canzone d’amore, ma anche una canzone sulla lotta personale.”


MØR: Tu segui l’Eurovision?

Ammetto di no! Non guardo il festival da un po’. Non so perché, non ho niente contro di esso. Non è che lo odio o qualcosa del genere, semplicemente non lo seguo.

MØR: Chiedo perché per la prima volta la Danimarca è rappresentata da un cantante faroese. Lo sapevi?

Sì. Ho visto quella notizia ed è molto bello. Una bella canzone, anche. L’ho ascoltata, mi piace e sono contento per lui, ma ammetto di non aver ascoltato le altre. [canzoni in gara al Melodi Gran Prix, ndr].

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