Polestar Cars: le supercar Volvo attentissime all’ambiente

Polestar Cars

Se dico “Polestar Cars” probabilmente in pochi sanno dirmi a che cosa mi sto riferendo. Eppure, è un nome che per Volvo significa tanto da almeno 20 anni. Polestar, infatti, nasce come scuderia del marchio svedese per le competizioni, e da qualche tempo (anni Novanta) il marchio della scuderia si trovava anche nelle versioni più cattive delle auto di serie di Volvo, sviluppate nell’assetto proprio dalla divisione sportiva. Attualmente vendute in pochi paesi (oltre alla Svezia: Norvegia, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Svizzera, Stati Uniti e Canada), Polestar 1 e 2 sono le uniche vetture in gamma, con però tutto ciò che riguarda la formula Volvo: design pulito, sicurezza, e in questo caso anche alte prestazioni.

Una storia recente ma densa di risultati

La storia di Polestar Cars comincia nel 1996: è in questo anno che il pilota Jan Nilsson fonda la scuderia Flash Engineering, chiedendo a Volvo, il più grande produttore automobilistico svedese, di rappresentarla come squadra ufficiale nel Campionato di Svezia. 8 anni dopo, nel 2004, un altro ex pilota, Christian Dahl, compra la scuderia, cambiandole nome in Polestar Racing, mantenendone la guida per 11 anni durante i quali si è occupati di consolidare e rinforzare il legame tra la scuderia e Volvo: nel 2009, infatti, nasce un centro tecnico che porta alla creazione della Volvo C30 Super2000.

Volvo C30 Super2000

Da qui ci fu la scissione in Polestar Racing, che rimase una scuderia, e Polestar Performance, divisione sportiva e centro di produzione delle componenti destinate alle Volvo di serie: nel 2013 nascono le Volvo S60 e V60 Polestar, le prime prodotte dal marchio sportivo svedese anche se ancora legate al marchio Volvo. La storia del marchio si conclude ai giorni nostri con l’acquisizione completa, da parte di Volvo, di Polestar Performance, scissa da Polestar Racing ribattezzata nuovamente in Cyan Racing. L’acquisto di Polestar Racing ha permesso a Volvo di entrare nel mondo automobilistico sportivo, ma sempre con una forte attenzione alla sostenibilità.

Polestar Cars
La sede di Polestar a Göteborg

Tutte le vetture presentate e prodotte, la Polestar 1 del 2017, la Polestar 2 del 2019 e la Polestar Precept (futura Polestar 3?) del 2020, hanno in comune l’essere elettrificate o completamente elettriche, garantendo comfort, alte prestazioni e tanto divertimento alla guida. 3 vetture completamente diverse, che sono prima di tutto dei capolavori di design e delle vere opere d’arte su ruote.

Polestar 1: una Electric Performance Hybrid GT

Polestar Cars

Polestar 1, come dice il nome, è la prima vettura di serie ad avere il solo logo di Polestar Cars, ma è ancora di anima Volvo: la vettura, infatti, si basa sulla Volvo Concept Coupé, un prototipo esposto a Francoforte nel 2013. Fortunatamente, il modello poi divenuto di serie è pressoché identico alla concept car, ed è davvero bellissima. Rispetto al prototipo, la Polestar 1 perde il logo Volvo, e presenta degli interni più concreti e meno futuristici. Ma, per il resto, le dimensioni sono le stesse: 4 metri e mezzo di lunghezza (con un passo di 2,7), 2 di larghezza e appena 1,3 di altezza.

Polestar Cars

Il design, nel suo minimalismo, è davvero stupendo: le poche nervature e sporcature creano un dinamismo incredibile, dato dalle due impercettibili nervature del cofano, e dalle bombature del profilo, che creano un’unica linea che dal passaruota anteriore arriva fino al bagagliaio, e una rientranza nella zona posteriore per migliorare l’aerodinamica della vettura. Si ritrovano, all’anteriore, i gruppi ottici full LED con disegno del Mjöllnir, il celebre martello di Thor che identifica tutte le Volvo più recenti, mentre al posteriore i fari ricordano quelli delle s60 ed s90, con la stessa trama a LED a due ferri di cavallo squadrato. Sono bellissimi anche i cerchi in lega, con una trama elegante e complessa, ma sempre molto pulita. Anche gli interni sono gli stessi delle ultime volvo, con il logo Polestar al posto di quello della casa madre, un’ottima qualità dei materiali, e l’ampio display touch verticale con il sistema di infotainment. Digitale è anche il cruscotto.

L’auto di debutto è anche quella attualmente più potente in gamma: la Polestar 1 è una vettura ibrida che combina un motore benzina 2.0 turbo e due motori elettrici con 3 batterie da 34 kWh, che garantiscono 135 km di autonomia in modalità elettrica. I motori combinati, comunque, danno alla vettura 600 CV di potenza massima e 1000 N/m di coppia, mentre la velocità massima è di 250 km/h (160 km/h in solo elettrico).

Polestar Cars: la Polestar 2 è più “rilassata”

Polestar 2, presentata nel 2019, è invece meno estrema e, soprattutto, è completamente elettrica. La piattaforma è la stessa CMA della Volvo XC40 e delle future S40 e V40, e proprio per questo è stato possibile realizzare una vettura elettrica. Comunque, il design è sempre molto ricercato e ovviamente minimalista in stile Volvo. L’anteriore è anche in questo caso dominato dai fari a Martello di Thor che però presentano una forma diversa dal solito, mentre le luci posteriori sono costituite da un unico gruppo ottico che percorre la vettura in larghezza. Insomma, senza forme bizzarre o fronzoli inutili, la Polestar 2 appare come un’auto molto raffinata.

È, inoltre, molto squdrata, cosa che evidenzia che come progetto è più recente. La Polestar 2 è pensata come l’auto da famiglia si Polestar Cars (similmente alla Ferrari F12 Berlinetta, o alla Porsche Panamera), infatti ha 5 porte, un grande spazio interno e un’ottima capacità di bagagliaio, in dimensioni pressoché identiche: 4,6 metri di lunghezza (2,7 di passo), 1,9 di larghezza e 1,4 di altezza. A livello di prestazioni, i due motori elettrici anteriore e posteriore erogano una potenza di 300 kW (408 CV) e 660 N/m di coppia, per un’accelerazione 0-100 in meno di 5 secondi. L’autonomia dichiarata è di 500 km.

Polestar Cars: la Precept, un concentrato di design scandinavo

Sicuramente la più bella creata da Polestar Cars è lei, la Precept, un concept presentato nel corso di quest’anno e che dovrebbe diventare la futura Polestar 3. Per questa vetrtura, i designer si sono concentrati per esaltare l’aerodinamica. Dall’alto, soprattutto, si nota che l’auto è perfettamente simmetrica, con una forma che ricorda quasi quella dell’infinito: sia l’anteriore sia il posteriore sono più larghi rispetto all’abitacolo e hanno forma arrotondata, mentre la carrozzeria è stretta al centro. Tra l’altro, la forma del parabrezza che è tutt’uno con il tettuccio aumenta questa percezione, visto che inevitabilmente il parabrezza è largo alla base e stretto in alto.

Polestar Cars

Il design, quindi, appare come scolpito nel vento, e sono diverse le soluzioni per migliorare l’aerodinamica, come per esempio le prese d’aria dietro le ruote che permettono all’aria di uscire dalle timonerie in modo da avere un flusso omogeneo. Le ruote posteriori hanno dei condotti sia davanti che dietro, per raffreddare i freni; mentre aerodinamici sono i cerchi da 22 pollici. Stupendo il design, che evolve ulteriormente il Mjöllnir, il quale stavolta non è incastonato nel gruppo ottico, ma costituisce il gruppo ottico stesso, e va a confluire nella fessura che separa il cofano dal paraurti. Dietro, su modello della Polestar 2, i fari costituiscono un un unico fascione a LED che percorre la vettura nella sua larghezza.

Belli anche gli interni, più squadrati e tecnologici rispetto a quelli della Polestar 1, e che non sono gli stessi delle Volvo. Inoltre, sono fatti in materiali riciclati nella loro maggior parte, fattore che indica un grande studio del materiale e dei metodi di riutilizzo. In particolare, questi interni si devono alla collaborazione tra Volvo-Polestar e Bcomp, che sfrutta anche un materiale naturale a base di lino come sostituto delle componenti plastiche. I tappetini sono fatti in ECONYL, ovvero nylon riciclato da reti da pesca, mentre cuscini e poggiatesta sono in vinile a base di sughero preso dall’industria vinicola.

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