Under the Tree di Hafsteinn Sigurðsson: puro cinismo islandese

Under the tree

Siamo stati cresciuti con l’idea che i conflitti, almeno in Occidente, sono terminati, e che viviamo in una società pacifica. Ma se non basta guardare ciò che ci sta accadendo intorno, è sufficiente leggere i giornali per accorgersi che il conflitto esiste e permane anche in una società pacifica come la nostra, e nel quotidiano, tra piccole guerre, odi, recriminazioni nascoste nella vita di tutti i giorni, tra i falsi sorrisi e i graziosi e ordinati giardini dei quartieri residenziali medio-borghesi. È da qui che parte Under the Tree (Undir trénu il titolo originale, in islandese), in italiano “L’albero del vicino”, film uscito nel 2017 del regista islandese Hafsteinn Sigurðsson, molto più di un semplice tripudio di umorismo nero e cinismo.

Una vera propria commedia nera, ironica, spietata, sarcastica, oltre che cinica, che presenta poco meno di un’ora e mezza di situazioni all’estremo, eppure estremamente verosimili. L’ideale per un sabato sera di questo nuovo lockdown per persone ciniche, ma anche per chi vuole mettere alla prova il suo umorismo.

Under the tree

Under the tree: sotto l’albero si cela la diatriba

Questa volta, la traduzione in italiano del film non è totalmente sbagliata, e quantomeno si attiene alla trama reale del film. Anche se “Sotto l’albero” avrebbe reso meglio, visto che è proprio all’ombra del grande albero del film che si nascondono i conflitti di cui si parlava sopra.

Nella periferia borghesotta di Reykjavík, proprio un grande albero non potato è la miccia che scatena uno scontro tra due coppie vicine di casa. Lo scontro comincia da semplici discussioni, dalla falsa cortesia, da battutine dette a denti stretti, per poi passare a dispetti molto più pesanti, provocazioni infantili e gravi, fino ad arrivare all’odio.

Under the tree

Una piccola diatriba tra vicini, come ce ne sono a milioni e in ogni quartiere benestante di una città occidentale, diviene rivalità, ossessione, e trasporta le due coppie rivali verso un trip sempre pia estremo di violenza.

C’è, però, un testimone di questo gioco a chi diventa più violento: il figlio di una delle due famiglie, che diviene vittima della rabbia e della ricerca di vendetta della madre, che lo caccia di casa, e minaccia addirittura il divorzio dal marito. Proprio i figli, rimpianti, desiderati, quando non sostituiti da cani, gatti o alberi in ricordo di loro, sono l’elemento che in realtà è la base delle frustrazioni psichiche dei protagonisti, che ogni volta trovano sfogo nelle ripicche e nella violenza.

La cattiveria che fa ridere

Under the Tree è davvero un film esilarante. Chi è fan di commedie nere dello stesso tipo, come la Serie TV Desperate Housewives (che però è invecchiata male) non potrà non apprezzare un film di questo genere, uno scenario di ordinaria cattiveria che Sigurðsson riesce a descrivere con un meraviglioso black humor, e con un cinismo a volte esasperato, che del resto è tipico della commedia scandinava – e che del resto deriva dal dramma borghese di Ibsen e Strindberg.

Onnipresente, in Under the Tree, è il senso di angoscia, di straniamento, e di paradosso continuamente esaltato dalla cinepresa per lo più immobile, e da una splendida fotografia dominata dai toni grigi, nitidi, luminosi. L’albero, che come detto causa questa spirale di violenza, rimane protagonista, e vede delle inquadrature a lui rivolte sempre più vicine, e sembrano quasi preludere all’atmosfera horror, creando una situazione mano a mano inquietante.

Ma in Under the Tree non c’è alcun sadismo nei confronti dei personaggi, non c’è misantropia, né cinismo di maniera, anzi proprio l’enfasi della tematica dei figli assenti e della genitorialità rimpianta crea una sorta di sottofondo di compassione, quasi di pietosa. Così, Under the Tree supera il black humor e diventa un grande apologo (mai semplicistico!) Dei conflitti nel quotidiano, che si scatenano per il nulla.

 

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