Volvo di Erlend Loe: un libro squisitamente scandinavo

Volvo di Erlend Loe

Un libro che potrebbe ingannare: Volvo di Erlend Loe non è certo la storia dell’omonima azienda automobilistica con sede a Göteborg. Ma con essa, il libro condivide il titolo preso dal verbo latino, e il cui significato è quello di “rotolare” e più generalmente “andare”. Un libro tipicamente scandinavo, che per la sua crudezza e la sua “onestà” – non riesco a trovare un termine migliore per dirlo – potrebbero sconvolgere il lettore che per la prima volta si avvicina alla letteratura moderna della regione più settentrionale d’Europa.

Stravaganza, droga, eccentricità: tutto ciò che si trova in Volvo di Erlend Loe

Siamo abituati a storie che, ambientate a Londra, New York, Milano o Parigi, vedono personalità molto stravaganti e fuori dai giri: come per esempio una signora novantenne che fuma hashish e si rivela un’assidua frequentatrice dei concerti reggae della vita Underground della città, e che magari si innamora del suo spacciatore, africano, scout, e discepolo di Robert Baden Powell. Siamo meno abituati a pensare a personalità del genere che lo scrittore norvegese ha ambientato nel Värmland, la terra decisamente non metropolitana (e tantomeno urbana) al confine tra la Svezia e la Norvegia, e che non è costernata da grattacieli moderni, ma da fitte foreste di conifere, e di personaggi che ormai hanno perso ogni contatto con la realtà. E no, non in modo positivo.

Volvo di Erlend Loe

Volvo di Erlend Loe vuole essere il seguito (non a livello di trama) di un suo romanzo best-seller, ovvero Doppler. Vita con l’alce, libro uscito in Norvegia nel 2005, e importato in Italia di recente, sempre da Iperborea, la sola (anche se spesso affiancata da Feltrinelli) interessata a far conoscere agli italiani l’eccentrico stile letterario degli scandinavi (traduzione di Giuliano d’Amico).

In effetti, il protagonista di Volvo di Erlend Loe è lo stesso di Doppler, ovvero Andrea Doppler. Un norvegese molto benestante che di punto in bianco è stanco della sua vita agiata ma troppo normale e scappa nella foresta intorno a Oslo, insieme a Gregus, il figlio, e a Bongo, un’alce. E se inizialmente per lui va bene vivere nei dintorni della città, capisce che se ne vuole allontanare del tutto, e decide di spingersi sempre più a nord. Che cosa cerca? Questo, naturalmente, non lo sa nemmeno lui. Anche se è facile immaginare che sia un po’ a corto di serenità e tranquillità.

Da dove riprende Volvo

Volvo di Erlend Loe riprende esattamente da questo punto: vediamo Andrea Doppler che continua a vagare tra le sterminate foreste norvegesi, e si imbatte in Mai Britt, la novantenne con la passione per l’oppio di cui sopra, e il suo spacciatore-scout Von Borring. Ne nasce un trio improbabile, che tra una canna e un allenamento scout, permette a Doppler che sì, è possibile fuggire dalla propria quotidianità, ma ciò che non è possibile è staccarsene del tutto.

Ma, si diceva, Volvo di Erlend Loe non è un vero e proprio seguito di Doppler. Certo, riprende gli eventi dalla fuga a nord del protagonista, che condivide, ma se Doppler era un romanzo tutto sulla “fuga dall’urbanità e dalla civiltà”, con stampo idealista e sociologico o socio-politico, la storia di Volvo è decisamente più tipica, scandinava, per certi aspetti simile a Paasilinna nello stile (autore di un altro romanzo eccentrico, Aadam ed Eeva, sempre di Iperborea).

Una storia quindi più surreale, strampalata, fuori di sé, e sicuramente divertente, con minore incisività nello sguardo sulla realtà e sulla società. Attenzione: è meno incisivo, ma lo sguardo c’è. È meno evidente, e costantemente unito all’umorismo, alla frizzantezza della storia, nonché a una notevole quantità di divagazioni che allontanano dalla storia principale, e che vede Erlend Loe focalizzarsi su oggetti, eventi e persone all’apparenza in grado di smarrire, ma che servono a costruire il quadro finale.

Lo stesso titolo, che si diceva non si propone di raccontare la storia della Volvo, viene da un elemento secondario: il marito della novantenne oppiomane, Mai Britt, lavorava per Volvo, ed è morto senza che i dirigenti dell’azienda svedese gli riconoscessero i meriti – questo, stando a lei – di alcune innovazioni da lui apportate per i camion prodotti dall’azienda.

Volvo di Erlend Loe

Copertina flessibile : 264 pagine

ISBN-10 : 8870911853

ISBN-13 : 978-8870911855

Edizione: Iperborea

Lingua: Italiano

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