In questo articolo vogliamo consigliarvi uno dei libri più interessanti del catalogo di Iperborea, l’ormai molto nota casa editrice italiana che importa e traduce nel Bel Paese la letteratura scandinava (ma anche baltica e, recentemente, del Vicino Oriente) e in generale la cultura dei Paesi della Scandinavia – anche grazie a libri dedicati, scritti da professori universitari o in generale esperti italiani per quanto riguarda la cultura scandinava. Il Vichingo Nero, però, non è né un romanzo, né un articolo appartenente alla rivista The Passenger, né un libro scritto da italiani: è a conti fatti un vero e proprio saggio storico, decisamente corposo (440 pagine), scritto con metodo storico e scientifico, grazie anche al supporto continuo di professori e istituzioni sia islandesi sia norvegesi – ovvero i due centri principali dello studio della storia dei Vichinghi.
Attraverso queste pagine, suddivise in varie tappe del suo viaggio, faremo la conoscenza di Geirmund Helijarskinn, tradotto in italiano come Geirmund Pellescura, ovvero uno dei primi colonizzatori dell’Islanda (se non il primissimo). Non solo: il racconto del viaggio di Geirmund dalla Norvegia all’Islanda è continuamente affiancato e interrotto da excursus storici, che per quanto ad alcuni potrebbero risultare fastidiosi, permettono di capire altre dinamiche legate alla storia Vichinga, come per esempio la colonizzazione dell’Irlanda e delle altre isole britanniche, i rapporti con gli irlandesi e la cristianità di una terra da molto tempo abitata, di contrasto invece con la selvaggia libertà dell’Islanda che faceva gola ai Vichinghi dei tempi di Harald Bellachioma, primo Re di Norvegia “responsabile” della loro fuga.
Il Vichingo Nero: il contesto
Bergsveinn Birgisson, nato a Reykjavík nel 1971, è uno dei più famosi scrittori islandesi contemporanei, fortemente dedito alla narrazione storica per una sua passione personale, oltre che per i suoi studi. Ha, infatti, conseguito un dottorato in Filologia Norrena all’Università di Oslo, dopo il quale si è dedicato alla scrittura oltre che all’insegnamento. Birgisson, che ora vive e lavora a Bergen, non ha però dimenticato le sue origini islandesi, e nei suoi libri si è sempre interessato di portare a galla la storia Islandese, soprattutto del periodo vichingo – e quindi la storia fortemente legata alla Norvegia, quale del resto è lui. Le sue opere hanno vinto numerosi e prestigiosi riconoscimenti sia in Norvegia che in Islanda, ma anche all’estero. Anche Il Vichingo Nero sta ottenendo molto successo: è infatti stato pubblicato in 12 paesi diversi, e c’è anche un interesse a realizzarne un film-documentario.
Birgisson stesso racconta, nel libro, di come è venuto a conoscenza della figura di Geirmund Helijarskinn, “Pellescura”: la sua figura è infatti decisamente sconosciuta, avvolta dal mistero, e non esistono saghe a lui dedicate come invece avviene per personaggi quali il già citato Harald Bellachioma, o Ragnarr e i suoi figli che invece sono i protagonisti delle più celebri saghe vichinghe, nonché di Vikings, la tanto discussa serie tv su questo temibile popolo nordico. Geirmund Pellescura è chiamato, appunto, “Il Vichingo Nero” in virtù proprio della sua carnagione scura (come ogni popolo antico, i Vichinghi erano soliti appellarsi con soprannomi legati a caratteristiche estetiche). Questo fatto rende la figura ancora più affascinante, e aggiunge un altro motivo alla sua spedizione in Islanda: probabilmente frutto dell’unione tra un norreno e una donna Sami (i lapponi sono tendenzialmente più scuri), e discriminato per questo, riesce a dare prova del suo valore grazie alla sua forza e crudeltà.
L’autore dice di aver appreso per la prima volta di Geirmund quando era un bambino: fu un amico dei suoi genitori a raccontare le sue gesta leggendarie. Birgisson parte quindi da una fonte orale, e la sua come base della sua ricerca approfondita, naturalmente, attraverso la lettura di fonti locali, di manoscritti ritrovati dell’isola nonché da tradizioni che vengono da lontano. Molte fonti sono irlandesi (ed ecco perché il lungo excursus sulla permanenza del Vichingo Nero in Irlanda), ma anche arabe: è noto, infatti, che le scorribande vichinghe fossero arrivate anche nel Caldo Sud, e i Vichinghi stessi avevano frequenti contatti commerciali con gli Arabi. In tutto il libro, comunque, non mancano anche accenni romantici, forse eccessivamente sentimentali, e che però dimostrano la totale dedizione di Birgisson verso questa storia, il suo proposito di rendere Il Vichingo Nero la saga dedicata a Geirmund Pellescura che non è mai stata realizzata.
L’esposizione
Il racconto di Birgisson delle sue fonti è una sorta di “prologo” dell’opera, mentre l’esposizione vera e propria della storia come detto, procede in capitoli, che sono autonomi e servono per approfondire diversi aspetti: si parte da eventi propri della vita di Geirmund per, appunto, divagare su altri aspetti della cultura e delle usanze vichinghe. Per molti appassionati storici questo aspetto potrà risultare decisamente insolito, oltre che anacronistico: a conti fatti, il metodo espositivo scelto da Birgisson nella sua esposizione ricorda la storiografia greca e romana, con il prologo che serve da dichiarazione di intenti (quali sono le fonti, e perché sono affidabili – in questo caso, perché da lui stesso sentite, prima di tutto) mentre i capitoli autonomi anche nelle opere storiche antiche servivano per divagare su tanti altri aspetti, approfonditi con rigore. Il metodo potrebbe ricordare un Erodoto (meno Senofonte), mentre per i Romani un Livio, un Plinio Il Vecchio e per certi aspetti anche Tacito.
Molto viene dedicato alla questione etnica, e non potrebbe essere diversamente data la peculiarità del Vichingo Nero: un nordico “poco nordico” nell’aspetto, perché scuro. C’è quindi, nella prima parte dell’opera, un lungo e interessante approfondimento sulla penisola della Fennoscandia, dei rapporti tra i Vichinghi (stanziati sud) e i Sami e gli altri popoli più o meno tribali che invece vivevano a nord, e che spesso erano schiavi e schiave che “intrattenevano” i capi vichinghi.
Questa precisione storica maniacale, che evidenzia la sua provenienza filologica, in alcuni casi toglie un po’ di scorrevolezza alla lettura, e sicuramente non tutti potrebbero ritenere interessante tutto ciò che viene inserito in questo “pentolone”. Ma non è un pentolone indigesto: nel complesso, l’opera è ben cucita, non eccessivamente dispersiva. Richiede, certo, una certa attenzione, soprattutto per tenere a mente almeno una parte dei numerosi dati che vengono forniti. Il Vichingo Nero è una piacevole novità, un nuovo capitolo che aggiunge tanti dettagli e avventure alle tanto amate saghe vichinghe.
Il Vichingo Nero
Copertina flessibile : 440 pagine
ISBN-10 : 8870916111
ISBN-13 : 978-8870916119
Editore : Iperborea (28 agosto 2019)
Lingua: : Italiano