Santa Lucia: la festa più importante della Scandinavia

Santa Lucia

Nei paesi Scandinavi, per molto tempo – e nelle aree più rurali ancora oggi – è stata Santa Lucia, e non il Natale, la festa religiosa per eccellenza, e quella che prevedeva dei doni da dare ai bambini. Ricca si significati per una regione il cui inverno è particolarmente buio, la Santa “della luce” – questo il significato del suo nome – è un altro elemento che connette il Freddo Nord con il caldo Sud: infatti, anche in molte zone d’Italia, come la bergamasca e il mantovano, e molte aree del Sud, la martire siciliana era la festa per eccellenza. Anche se, ovviamente, con significati diversi.

Santa Lucia: luce nel regno del buio

La Svezia, in particolare, è molto devota a questa santa, ma anche la Danimarca e la Norvegia non sono da meno. E visto il lungo tempo di dominazione, anche in Finlandia c’è una certa devozione verso la martire che simboleggia la luce.

Non si tratta solamente di un giorno di riposo, ma di vera e propria celebrazione che unisce cattolici e protestanti, e che vede processioni di giovani ragazze in costume, canti, filastrocche, liturgie, dolci tipici e scambi di regali.

Santa Lucia
Santa Lucia al Volvo Studio di Milano, ospite il Coro di Stoccolma

Non c’è da sorprendersi che la martire di Siracusa abba avuto un enorme seguito in Scandinavia: la donna, che fu accecata durante la grande persecuzione ordinata nel IV secolo da Diocleziano, tornò a vedere con la luce di Dio per la sua particolare devozione, dimostrata per il rifiuto di rinnegare il suo credo di fronte all’Imperatore, che per questo ordinò la sua condanna.

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Il simbolo è evidente: in inverno, quando la santa viene celebrata, la maggior parte della Scandinavia cade in un buio perenne e pesante, un periodo in cui la notte si dirada solamente per poche ore (due, nei punti più settentrionali). Il 13 dicembre, nel credo scandinavo Santa Lucia porta la luce nella fredda e immensa coltre di tenebre che avvolge l’estremo Nord Europeo. Il significato nel passato era molto forte: la La Danimarca, e soprattutto la Svezia e la Norvegia erano regioni molto povere, nelle quali le persone d’inverno rischiavano spesso di morire sia per il freddo sia per mancanza di risorse, che proprio il freddo cancellava. Santa Lucia era quindi un simbolo sia di speranza, che di vero e proprio calore.

Dalla Sicilia alla Scandinavia

Come detto, Santa Lucia è una martire molto amata anche in Lombardia e in molte aree dell’Italia meridionale, cosa che accomuna le due regioni. Viene chiamata “la giornata più corta che ci sia” perché, secondo il calendario giuliano, usato per tutto il Medioevo, il 13 dicembre, giorno dedicato alla martire, coincideva con il solstizio d’inverno – mentre il calendario gregoriano lo ha “spostato” al 21 dicembre, in seguito all’aggiunta di 15 giorni.

Quello che è ancora un mistero è come il culto di una martire siciliana arrivato fino in Nord Europa. L’ipotesi più accreditata è legata alla dominazione Normanna della Sicilia: com’è noto, gli uomini del Nord tennero il regno di Sicilia per un secolo, e nel frattempo mantenevano forti contatti sia con la Normandia francese sia con la terra natia, appunto la Scandinavia. Probabilmente, il culto fu importato nel Nord proprio dai “parenti” dominatori dell’isola mediterranea.

Santa Lucia era ed è la notte più lunga dell’anno, che in Scandinavia, complice il vento e gli estremi fenomeni atmosferici, significa notte di spiriti maligni che impedivano di uscire di casa. La particolarità del culto nordico è che, vista la difficoltà che la Chiesa ha avuto ad imporsi nella regione, si è fortemente legato con il folklore pagano della regione, nonché con le storie del Natale scandinavo riguardanti gnomi e troll che passavano di casa in casa a verificare che tutto fosse pronto per l’arrivo di Gesù.

La tradizione di Santa Lucia

In Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia (soprattutto nelle prime 3), il 13 dicembre, al mattino, un corteo di ragazze vestite di bianco e cinte di nastro rosso, sfili per le città, attraverso uffici, scuole e chiese, con le candele in mano ed eseguendo dei canti corali. Alla guida della processione, la ragazza scelta per essere la “novella Santa Lucia”, che non ha le candele nelle mani, ma sul capo, a mo’ di corona, in modo che le mani siano libere.

Questo per richiamare la leggenda della giovane Lucia, proveniente da una famiglia patrizia di Siracusa, che di notte di nascosto andava a distribuire dolci alle persone più povere, e portando sul capo una corona di candele. Il bianco dell’abito richiama il fatto che Lucia è morta vergine, mentre il rosso della cinta è il segno del sangue del martirio.

Elemento fondamentale è il canto: le fanciulle proseguono la loro processione intonando il motivo napoletano della barchetta e dell’astro d’argento che splende sul mare, nelle diverse versioni linguistiche esistenti, tutte focalizzate sul contrasto tra la luce e le tenebre. I canti corali seguono la fortissima e spettacolare tradizione di cori delle tre monarchie scandinave, che prendono questa tipologia di canto molto seriamente.

Le voci sono per lo più femminili, ma oggi, in segno di parità, sono state ammesse anche voci maschili, e non è raro vedere cortei con dei ragazzi vestiti di bianco che accompagnano Lucia, che però è sempre rappresentata da una fanciulla (per ora).

Non c’è tradizione senza dolci, che cambiano in base alla nazione. In Svezia, le fanciulle distribuiscono i biscotti di Panpepato o i Pepparkakor, mentre in Finlandia e Norvegia si fanno delle pagnotte dolci a forma di coda arrotolata e con aggiunta di zafferano – altro richiamo all’Italia – e uvetta. Insieme a loro, si beve il vin brülé.

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