Il 23 Aprile 2022 comincerà ufficialmente la Biennale di Venezia 2022, che sarà aperta al pubblico fino al Novembre dello stesso anno. Uno degli eventi più interessanti in Italia, occasione magica per visitare la Serenissima, ma anche la Scandinavia visto che tutte le edizioni, o quasi, vedono la partecipazione in diversi padiglioni di Danimarca, Svezia e Norvegia, e in generale dei Paesi Nordici.
Quest’anno, però, una grande novità e importante traguardo storico: il Padiglione dei Paesi Nordici, che tradizionalmente ospita Svezia, Norvegia e Finlandia, è per la prima volta il “Sami Pavilion”, ovvero lo spazio espositivo dedicato alla cultura Sami. I visitatori della Biennale potranno quindi conoscere la cultura di questo popolo, così affascinante e al contempo poco conosciuto, lontano dalle fredde terre artiche.
Biennale di Venezia: cosa vedere al Padiglione Sami
Il Sami Pavilion (Norvegia, Svezia, Finlandia) si trova nei Giardini dello spazio espositivo, dove – vedremo – espone anche la Danimarca. Come detto, per la prima volta il padiglione nordico dà spazio alla cultura Sami, grazie al lavoro degli artisti Pauliina Feodoroff, Máret Ánne Sara, Anders Sunna, tutti e tre appartenenti al popolo e alla cultura Sami.
Pauliina è infatti originaria di Inari, nella Finlandia settentrionale (Lapponia finalndese); Máret Ánne Sara è un’artista Sami norvegese, che vive e lavora a Kautokeino, nella Norvegia settentrionale (contea di Troms og Finnmark, dove si trova Tromsø); Anders Sunna è infine un artista Sami svedese, originario di Kiruna e ora residente a Jokkmokk, entrambe località della contea di Norrbotten.
Tre artisti per tre delle quattro zone in cui la Lapponia, o meglio Sápmi, è suddivisa (manca la Russia). Facendo un piccolo recap, questa regione occupa la parte più settentrionale della Fennoscandia, e da sempre è abitata dai Sami. Popolazione tradizionalmente nomade, con una religione fortemente simbolica e votata al rispetto della natura, è stata a lungo discriminata dagli scandinavi germanici, e lo è ancora dai russi: in Norvegia e in Svezia, per esempio, i Sami non avevano accesso alle scuole pubbliche, e furono a lungo costretti in un processo di “assimilazione” alla cultura per lo più cristiana. Solo oggi assistiamo a un sempre più grande riconoscimento dei valori Sami, con una convivenza pacifica nelle tre nazioni Occidentali e un rilancio dello Joik, il tradizionale canto di questo popolo (qui per saperne di più).
Alla Biennale, i tre artisti vogliono fare un atto di sovranità indigena Sami, con un progetto che ruota intorno a tre elementi:
- Relazioni transgenerazionali;
- Sapere olistico;
- Prospettive spirituali Sami;
Sono esposte opere di pittura, scultura, ma anche arti interattive comprensive di odori e performance, tutte volte a mettere in risalto il disequilibrio delle relazioni di potere coloniale in Scandinavia e nella penisola di Kola (Russia), dove la popolazione Sami è obbligata a rinunciare al suo legame con la terra e l’acqua; ma opere che propongono anche dei modi di guarire, per risanare e far rinascere oggi la cultura Sami.
THE SAMI PAVILION (NORVEGIA, SVEZIA, FINLANDIA) – GIARDINI
Commissari: Katya García-Antón, Office for Contemporary Art Norway (OCA), Leevi Haapala, Museum of Contemporary Art Kiasma / The Finnish National Gallery, Gitte Ørskou, Moderna Museet
Curatori: Katya García-Antón, Liisa-Rávná Finborg e Beaska Niillas
Espositori: Pauliina Feodoroff, Máret Ánne Sara, Anders Sunna
La Scandinavia alla Biennale di Venezia
DANIMARCA – GIARDINI
We Walked The Earth
Commissario: Danish Arts Foundation
Curatore: Jacob Lillemose
Espositore: Uffe Isolotto
“Entrate in un mondo iperrealistico di inaspettata drammaticità. Ambientato in un curioso e ibrido arco temporale in cui gli elementi del passato storico della vita rurale danese si mescolano a ignoti fenomeni del futuro fantascientifico di un mondo transumano, la trama si snoda attorno a una famiglia composta da tre persone. Tuttavia, il fatto che non si tratti di una famiglia qualsiasi diventa palese nel preciso istante in cui entriamo nella casa, incontriamo i suoi abitanti e ci aggiriamo per le stanze in cui si trovano oggetti personali, cibo e attrezzi da lavoro. Ma chi è questa famiglia e cosa le è accaduto? E cosa è accaduto al mondo in cui vivono? La risposta non è così ovvia. L’intera ambientazione di Uffe Isolotto è pervasa da profonda incertezza. È impossibile dire se sia tragica o intrisa di speranza. Forse entrambe le cose? La famiglia incarna la complessa e inquietante esperienza legata all’andare avanti nel mondo di oggi drasticamente cambiato? Se così fosse, la domanda più ampia sarebbe la seguente: cerchiamo rifugio in chi eravamo o cerchiamo delle vie di fuga in chi potremmo diventare?”
FINLANDIA (AALTO) – GIARDINI
Close Watch
Pur essendo parte del Sami Pavillion, la Finlandia partecipa anche “in solitaria” alla Biennale di Venezia, con l’artista Pilvi Takala.
Commissario: Raija Koli, Frame Finland
Curatore: Christina Li
Espositore: Pilvi Takala
“La sicurezza, come concetto e come settore economico, contribuisce in modo importante a definire quali siano il nostro spazio pubblico e la tipologia di comportamento tollerata al suo interno. La videoinstallazione di Pilvi Takala Close Watch si basa sulla sua esperienza sotto copertura come guardia giurata per Securitas. L’installazione multicanale è incentrata su un workshop che l’artista ha sviluppato in risposta alle problematiche riscontrate in sei mesi di lavoro in uno dei maggiori centri commerciali della Finlandia. Rendendo visibili le gerarchie nel settore della sicurezza privata, Close Watch riflette sul modo in cui viene applicato il controllo e in cui, in ultima istanza, discipliniamo gli uni i comportamenti degli altri.”
ISLANDA – ARSENALE
Perpetual Motion
Commissario: Auður Jörundsdóttir, Icelandic Art Center
Curatore: Mónica Bello
Espositore: Sigurður Guðjónsson
“Attraverso il suo percorso artistico, Sigurður Guðjónsson esplora i confini della materia e l’enigma sotteso agli oggetti intorno a noi. Perpetual MOTION rivolge l’attenzione al flusso di energia continuo e imperturbabile che attraversa la natura, unendo i concetti di spazio, energia e tempo in una scultura multisensoriale. L’opera appare come un gigantesco schermo suddiviso in due assi perpendicolari in cui un’immagine di polvere di metallo ingrandito vibra con una cadenza gentile che si fonde con un paesaggio sonoro creato con il metodo della sintesi granulare. Ispirato agli spazi dell’Arsenale, Perpetual Motion è una celebrazione delle riprese cinematografiche e della visione, della sperimentazione poetica e degli spazi percettivi“.
Per biglietti e altre informazioni, vi rimandiamo al sito ufficiale della Biennale di Venezia.