Tutti pazzi per il Bunad, l’abito popolare norvegese

Bunad

È il simbolo della Norvegia del passato, la provincia povera prima della Danimarca poi della Svezia; la Norvegia di allevatori e pescatori, che vivevano nelle casette di legno e sopravvivevano al rigido clima del più ostico dei Paesi Scandinavi. Ora, i Norvegesi – quasi tutti – rivendicano con dignità le loro origini popolane tanto prese in giro da danesi e svedesi, con una piccola aggiunta: il Bunad è divenuto Haute Couture, fatto su misura, è un mercato da miliardi di corone norvegesi e costa almeno 3000 euro!

Le origini del Bunad

Bunad indica, quindi, l’abito tradizionale norvegese, non quello della (poca) élite aristocratica – per lo più danese e svedese – presente nel territorio, ma quello della popolazione dispersa lungo gli oltre 3000 km del Paese Scandinavo. Il termine Bunad deriva dal norreno búnaðr, il cui significato è sia “casa” sia “vestito”.

È molto semplice da riconoscere: si distingue, infatti, per i suoi tessuti molto pesanti, e per la ricchezza di ricami. Nelle donne consiste di un camicione bianco, con sopra un gilet che può essere di diversi colori, ma tipicamente è verde, mentre nella parte inferiore il Bunad è un gnomone a righe verticali, di solito rosso.

Nonostante sia un abito tradizionalmente femminile, esiste anche il buna maschile. Consiste in camicia bianca con gilet rosso gessato o comunque ricamato, lunghi calzettoni bianchi e giacca e pantaloni o blu o neri. Sia il Bunad maschile che quello femminile sono ricchi, soprattutto oggi, di gioielli, che possono essere i bottoni dorati delle giacche maschili, o le collane, le sciarpe pregiate e gli scialli tipici delle signore.

Comunque, in entrambi i casi, i colori e gli ornamenti differiscono in base alla regione di provenienza, proprio come le diverse parlate norvegesi, segno ancora una volta della forte dispersione del popolo norvegese, “ostacolato” da un territorio estremamente aspro ancora oggi difficile da percorrere, e quindi della forte identità delle varie regioni della Monarchia-

Il 17 Maggio

Il Bunad viene fatto fare – ci sono boutique specializzate, che per noi sarebbero estremamente care – in occasione di diverse festività, ma soprattutto viene indossa il 17 di Maggio, che è il giorno della Festa Nazionale Norvegese. Ma oltre a questo, il Bunad è divenuto nel tempo un abito anche formale, oltre che folkloristico. E non è da credere che le nuove generazioni norvegesi guardino male a questi abiti che sanno visivamente di antico, con i loro mocassini d’altri tempi: al contrario, tengono molto a questa rappresentazione, lo indossano fieramente e lo considerano un abito di gran classe.

BunadIl

Per intenderci, Thorvald Stoltenberg, ex ministro degli esteri della Norvegia, in un’occasione si presentò come ambasciatore alla Regina Margherita II di Danimarca proprio indossando il Bunad. Il Bunad è quindi molto sentito in Norvegia: se quanto detto ancora non è sufficiente ad evidenziare l’importanza di questi abiti di origine campagnola nella società norvegese, basti pensare che dal 1947 esiste il Landsnemda for Bunadspørsmål” ovvero l’istituto ufficiale che si occupa di costumi tradizionali.

Come detto il Bunad è amato in ogni parte della Norvegia, e andare nel Paese il 17 Maggio significa assistere, in qualsiasi città, a una vera e propria sfilata di norvegesi in Bunad, tutti personalizzati, tutti diversi – alcuni ereditano anche lo “stile” della propria famiglia, o indossano quello dei nonni. Ci sono però regioni e città che lo sentono più di altri: per esempio a Bergen, nei distretti di Telemark, Numedal, Hallingdal, o nella regione di Setesdal c’è chi lo indossa (e non sono pochi) quotidianamente.

Divisi dal Bunad

C’è chi, però, non apprezza molto questo abito che per certi versi è sacro nella società norvegese. Il Bunad – quello femminile, per lo più – è stato infatti di recente oggetto di diverse critiche. Tutto viene dal quotidiano di Stavanger, Stavanger Aftenblad, sul cui blog – Håndarbeiden (“lavori manuali”) – è comparso un post in cui l’autrice proponeva una nuova versione del Bunad: sostituire la classica camicia bianca con qualcosa di più vistoso, come per esempio una blusa di seta rossa; o le scarpe col tacco. Insomma vestirsi a proprio agio, anche in virtù del fatto che il 17 Maggio si incontrano tante persone (ovvero, si ha tanta occasione di fare colpo).

Il post ha avuto molto successo: su Twitter venne creato l’hashtag #pimpidibunad, con foto che ritraevano delle modifiche fatte ai costumi. Ma naturalmente in molti non hanno gradito il consiglio, in quanto il bunad è simbolo dell’Unità norvegese e proprio come i dialetti deriva da una tradizione comune.

Infine, c’è chi (scherzando) ha definito il 17 Maggio come giorno molto misogino: il Bunad femminile è in effetti molto più scomodo di quello maschile. È stretto sotto il seno, non è elasticizzato, e sottolinea i difetti estetici che si creano con l’invecchiamento. Tuttavia, la polemica si è abbassata man mano che si avvicinava la festa nazionale: segno che non c’è dibattito che tenga, e che, alla fine, il Bunad è importante per tutti!

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