Evoluzione della Costituzione svedese: tra assolutismo e libertà

La Svezia, ufficialmente Regno di Svezia o in svedese Konungariket Sverige, è una monarchia parlamentare che ha una Costituzione scritta e multitestuale, cioè è composta da più documenti distinti.

Le leggi fondamentali, infatti, sono quattro:

  • lo Strumento di governo (Regeringsformen)del 1974,
  • l’Atto di successione (Successionsordningen) del 1809,
  • la Legge sulla libertà di stampa (Tryckfrihetsförordningen) del 1766
  • la Legge fondamentale sulla libertà d’espressione (Yttrandefrihetsgrundlagen) del 1991.

Inoltre, esiste anche il Riksdag Act (Riksdagordning) del 1974 che riguarda il funzionamento del Parlamento svedese (Riksdag) e che si colloca in una posizione intermedia tra la legislazione costituzionale e quella ordinaria.

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Origini e passaggio alla monarchia costituzionale

La regina Cristina di Svezia

Il primo Strumento di governo è stato introdotto nel 1634 durante la reggenza della Regina Cristina, come semplice statuto che doveva guidare l’azione del Governo reggente, quindi che ancora non poteva essere considerata come una costituzione.

Dopo la fine del periodo dell’autocrazia carolingia, nel 1720 lo Statuto fu sostituito da un nuovo Strumento di governo che iniziò ad avere valore di legge fondamentale, introducendo in Svezia una monarchia costituzionale. In questo periodo, a cui spesso si fa riferimento come l’Età della Libertà, la legislazione costituzionale ha iniziato a svilupparsi e, ad esempio, è stata introdotta le prime versione della Legge sulla libertà di stampa (1766), che bandiva la censura e soprattutto introduceva il principio di accesso pubblico ai documenti ufficiali, la trasparenza che ancora oggi è tra i valori fondamentali dell’ordinamento svedese.

La Legge sulla libertà di stampa (Tryckfrihetsförordningen) del 1766

L’evoluzione che stava vivendo l’ordinamento svedese verso un maggiore ruolo del Parlamento fu interrotta dai colpi di stato di Re Gustavo III (1746-1792), che volle ripristinare una monarchia autocratica.

Nel 1809, dopo il coinvolgimento della Svezia nelle Guerre napoleoniche, che portarono alla perdita della Finlandia, in un moto rivoluzionario il Re Gustavo IV (1778-1837) fu deposto e si ripristinò l’ordinamento costituzionale con una nuova versione dello Strumento di governo. Seguito poi dalla revisione delle altre leggi fondamentali, tra cui un nuovo Atto di successione che portò all’elezione del francese Jean Baptiste Bernadotte (1763-1844) come nuovo Re.

Da questo momento in poi è possibile identificare una continuità costituzionale nell’ordinamento svedese ancora esistente oggi.

Jean Baptiste Bernadotte, re Carlo XIV

Evoluzione nelle prassi e revisioni costituzionali

Nel Regno di Svezia, come anche in Danimarca e Norvegia, l’introduzione del sistema parlamentare come forma di governo è avvenuta senza alcuna modifica ai testi costituzionali, ma come evoluzione della Costituzione vivente. La svolta definiva verso una forma di governo parlamentare viene solitamente individuato nella formazione del Governo di coalizione tra Liberali e Socialdemocratici nel 1917.

A differenza delle altre due monarchie scandinave, però, in Svezia emerse progressivamente la necessità di formalizzare le consuetudini costituzionali, quindi inserire i cambiamenti anche all’interno dei documenti costituzionali.  Dopo la Seconda Guerra mondiale sì aprì così un processo che in varie fasi portò prima alla riforma e poi all’introduzione di una nuova Costituzione nel 1974. Ciò avvenne con la promulgazione dei nuovi atti dello Strumento di governo e del Riksdag Act.

Il palazzo del Riksdag // Foto originale di @rixasala@noglen.eu

L’assetto costituzionale disegnato dall’Instrument of Government del 1974 era ancora poco razionalizzato in quanto, ad esempio, non erano ben definiti i controlli e i limiti nell’esercizio dei poteri pubblici. Nonostante i diversi emendamenti avvenuti negli anni, per risolvere queste criticità si è considerata necessaria una revisione totale dello Strumento di governo, che è stata completata nel 2010.

Questa versione ha razionalizzato le previsioni costituzionali e previsto esplicitamente una forma di governo parlamentare. Mentre come esempio di quanto sia preciso e dettagliato il nuovo testo costituzionale, oltre alle norme sulla formazione del Governo nel Capitolo 6, nel Capitolo 7 vengono stabilite le procedure di lavoro del Governo, dalla preparazione dei lavori fino addirittura alla verbalizzazione delle sedute.

La democrazia parlamentare svedese

Attualmente il Regno di Svezia ha una forma di governo parlamentare, tradizionalmente ispirata ai principi del parlamentarismo negativo, per cui il Governo resta in carica fino a che è tollerato dal Parlamento monocamerale (Riksdag) e non si presenti un voto di sfiducia.

Questo ha permesso spesso la nascita di governi di minoranza, cioè sostenuti da partiti che non hanno la maggioranza dei seggi. Il Governo possiede la facoltà di indire nuove elezioni, anche in caso di approvazione di una mozione di sfiducia, mentre al Riksdag sono conferiti marcati poteri di controllo sull’esecutivo, anche tramite la figura dell’Ombudsman parlamentare.

L’aula del Riksdag, il Parlamento svedese

Non è previsto che sia formalmente il Capo di Stato a nominare il Governo. La figura del Monarca svedese è strettamente cerimoniale, anche più dei corrispettivi danese e norvegese. Lo Strumento di governo (al capitolo 6, art. 4) prevede che sia il Presidente del Riksdag, dopo aver effettuato le consultazioni con i gruppi politici formatisi in seguito alle elezioni, a proporre un Primo ministro per il voto del Parlamento.

Il rapporto di fiducia che si instaura con il voto di investitura è tra Riksdag e Primo ministro, che si trova in una posizione di evidente preminenza rispetto al resto del Governo. Infatti, è poi facoltà del Primo ministro nominare e revocare gli altri Ministri, direttamente e senza che sia necessario il coinvolgimento di altri organi.

Sagerska palatset a Stoccolma, la residenza ufficiale del Primo ministro

Il voto di fiducia iniziale non è previsto dalle altre monarchie scandinave e rappresenta un po’ un’eccezione ai principi del parlamentarismo negativo, che si basa sulla tacita tolleranza. È stato introdotto nel 2010 all’art. 3 del Capitolo 6 dello Strumento di governo, che ora stabilisce che sia necessario anche un voto di investitura iniziale, ma che riguarda solo il Primo ministro e non, come ad esempio avviene in Italia, tutto il Governo.

Dualismo amministrativo

Un altro elemento peculiare del sistema di governo svedese è il cosiddetto “dualismo amministrativo”, che si basa sulla centralità delle agenzie governative e una dicotomia tra potere politico e potere amministrativo, una separazione netta tra Governo e autorità pubbliche.

I Ministri, infatti, non sono direttamente responsabili dell’attuazione delle politiche del Governo, ma lo sono le numerose agenzie governative alle quali i Ministri forniscono indicazioni e obiettivi. Inoltre, secondo l’idea per cui tutti gli atti del Governo sono strettamente interconnessi tra loro, formalmente le decisioni sono collettive e nessun Ministro ha poteri individuali.

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