Evoluzione della Costituzione finlandese: tra dominio svedese e semipresidenzialismo

La Finlandia ha attraversato un percorso costituzionale complesso, vista la connessione con gli Stati che a lungo l’hanno dominata. Gli eventi storici hanno determinato la evoluzione costituzionale finlandese, così com’è chiara l’ispirazione agli altri Paesi nordici.

A differenza di Danimarca, Svezia e Norvegia che sono monarchie, la Finlandia è una repubblica, così come anche l’Islanda.

La Repubblica di Finlandia, in finlandese come Suomen tasavalta, ha una Costituzione scritta approvata l’11 giugno 1999 e in vigore dal 2000, passando da una repubblica semipresidenziale a un modello sempre più parlamentare.

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Dal dominio svedese all’Impero russo

La Finlandia è sempre stata considerata come parte integrante della Svezia, senza alcuna distinzione o autonomia, per cui la storia e l’evoluzione costituzionale finlandese ha coinciso con quella svedese fino alla separazione. Nel 1809, come esito della guerra tra Svezia e Russia, quella che prima era solo una regione svedese passò sotto il dominio dell’Impero russo.

In questo passaggio avvenne qualcosa di peculiare. Anziché incorporare la porzione orientale della Svezia come una provincia al pari delle altre all’interno della Russia, lo Zar Alessandro I (1777-1825) decise di costituire il Gran Ducato di Finlandia e di mantenere in vigore l’ordinamento già esistente su quel territorio, quindi il diritto svedese.

Alessandro I di Russia

È in questo momento che la Finlandia nasce come entità nazionale con una qualche forma di autonomia, seppur molto limitata. Si creò così la situazione per cui lo Zar russo governava come sovrano assoluto sull’Impero russo e, almeno formalmente, come sovrano limitato sulla base del diritto svedese in Finlandia.

Il documento costituzionale in vigore al momento della separazione dalla Svezia era l’Instrument of government introdotto nel 1772 da re Gustavo III. Poneva pochi limiti al sovrano e probabilmente anche per questo non era malvisto dallo Zar.

È interessante notare come in Svezia, invece, l’Instrument of government del 1772 fu sostituito pochi mesi dopo, con la deposizione di Re Gustavo IV (1778-1837), mentre continuò a restare in vigore in Finlandia per oltre un secolo.

L’indipendenza e la Repubblica semipresidenziale

La Finlandia dichiarò la propria indipendenza dopo il periodo di incertezza causato dalla Rivoluzione russa nell’autunno del 1917. La base costituzionale a cui fare riferimento era ancora lo Strumento di governo (svedese) del 1772 e il Parliament Act introdotto dalla Dieta finlandese nel 1906, ispirato alle Rules of Procedure svedese del 1866 e alla Costituzione norvegese del 1814.

Sulla base di questo quadro costituzionale, che già dava forma a una monarchia costituzionale, il Parlamento finlandese (Eduskunta in finlandese, Riksdag in svedese) per stabilizzare la situazione politica elesse come Re un principe tedesco, Federico Carlo d’Assia-Kassel (1868-1940). La sua incoronazione sfumò con la fine della Prima guerra mondiale e si aprì così una discussione nel Paese. Alla fine la decisione fu di diventare una repubblica.

Nel 1919 fu introdotto un nuovo Strumento di governo che seguiva un’impostazione repubblicana, andando semplicemente a sostituire alla figura del monarca un Presidente eletto che conservava del primo quasi tutti i poteri, introducendo una forma di governo semipresidenziale.

La situazione è rimasta praticamente inalterata fino agli anni Ottanta, quando si è aperta una stagione di emendamenti costituzionali, che hanno portato successivamente a una revisione totale e all’introduzione di una nuova Costituzione in vigore dal 2000, ora unico testo costituzionale in vigore.

La democrazia parlamentare finlandese

Eduskunta, il Parlamento finlandese

Secondo l’art. 3 della Costituzione finlandese del 2000 che stabilisce la separazione dei poteri, il potere esecutivo è esercitato dal Presidente e dal Governo. Viene conservato così qualche elemento dell’assetto semipresidenziale precedente, ma per il resto la forma di governo attuale vede chiaramente una prevalenza del parlamentarismo.

Il Presidente della Repubblica, cittadino finlandese dalla nascita, è eletto direttamente dai cittadini ogni 6 anni tramite elezioni a doppio turno. È sicuramente più coinvolto nell’arena politica rispetto alle controparti monarchiche degli altri Paesi nordici, ma come loro ha per lo più funzioni simboliche come Capo di Stato.

Gli affari esteri e la sicurezza nazionale sono gli unici ambiti politici in cui il Presidente conserva potere di intervento, anche se in maniera più limitata dopo la Costituzione del 2000 e per i quali deve sempre coordinarsi con il Parlamento. Non è compresa la rappresentanza all’interno delle istituzioni dell’Unione europea. È il Primo ministro che prende parte al Consiglio europeo e a tutte le circostanze in cui si incontrano i vertici degli Stati membri.

Sanna Marin, ex Prima Ministra, nell’Eduskunta

Il Governo, come stabilito dall’art. 61 della Costituzione, si forma con l’elezione del Primo ministro da parte dell’Eduskunta (Parlamento finlandese), che poi viene ufficialmente incaricato dal Presidente. Prima dell’elezione del Primo ministro avvengono negoziazioni tra i gruppi politici formatisi in Parlamento in seguito alle elezioni.

Sono le negoziazioni e la maggioranza politica a determinare la formazione del Governo, che esercita le sue funzioni sulla base di un rapporto di fiducia con il Parlamento e non con il Presidente, che ha un ruolo formale e non ha margine di discrezionalità.

Per questo, anche se nel testo costituzionale sono ancora presenti riferimenti al precedente assetto semipresidenziale e nonostante alcuni limitati poteri in capo al Presidente, è possibile considerare nella prassi la forma di governo della Finlandia come prevalentemente parlamentare.

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