Evoluzione della Costituzione norvegese: la strada per l’indipendenza

La Norvegia è uno Stato democratico con la Costituzione ancora in vigore più antica d’Europa e una delle più antiche del mondo.

Il Regno di Norvegia, in norvegese Kongeriket Norge, infatti ha una Costituzione scritta che è stata firmata il 17 maggio 1814, giorno della fine dell’Unione con la Danimarca che durava da più di quattro secoli.

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Fine dell’Unione con la Danimarca e Assemblea costituente

La storia costituzionale norvegese ha seguito per secoli la stessa evoluzione della Costituzione danese.  Sebbene già ci fossero alcune tradizioni e limitate forme di autonomia locale, durante l’assolutismo danese la Norvegia era considerata parte integrante del Reame, senza particolari status legali.

Nel 1814, dopo le Guerre napoleoniche e sulla base del Trattato di Kiel, la Norvegia sarebbe dovuta passare sotto il controllo della Svezia per diventarne parte integrante, sempre senza rilevante autonomia. Il fatto di non essere stato consultato nel trasferimento da una corona all’altra, aveva creato molto disappunto nel popolo norvegese. Così Cristiano Federico (1786-1848), Principe ereditario di Danimarca, cavalcando questo disappunto e sposando la causa indipendentista, convinse i Norvegesi a convocare un’Assemblea costituente (Grunnlovsforsamlingen).

Eidsvollbygningen a Eidsvoll// Foto di Kjersti Almåsvold

Nell’aprile dello stesso anno l’Assemblea costituente si riunì a Eidsvoll, una cittadina a circa 60km dalla capitale Cristiania (il nome della città di Oslo all’epoca), dove ancora oggi è possibile trovare la Eidsvollsbygningen, la casa padronale in cui si svolse. Il 17 maggio, giorno ancora oggi celebrato come festa nazionale, l’Assemblea costituzionale votò la dissoluzione dell’Unione con la Danimarca, elesse il principe Cristiano Federico come Re di Norvegia e soprattutto approvò la Costituzione della Norvegia.

Chiaramente influenzata dalla Costituzione danese, quel documento firmato a Eidsvoll il 17 maggio del 1814 è in vigore ancora oggi, diventando così la Costituzione più antica d’Europa ancora vigente.

Grunnlovsforsamlingen Eidsvoll 1814, dipinto di Oscar Wergeland // Archives of the Storting, Public Domain

Unione con la Svezia e indipendenza

A questo punto della storia la Svezia invase la Norvegia, pretendendo quanto le spettava sulla base del Trattato di Kiel, e dopo una campagna di sole due settimane costrinse Cristiano Federico ad abdicare e tornare in Danimarca.

Lo Storting, il Parlamento appena istituito dalla Costituzione norvegese, modificò il testo costituzionale per conformarlo alla contemporanea elezione del monarca svedese Carlo XIII (1748-1818) come Re di Norvegia. Si costituì così un’unione personale, che permise una coabitazione pacifica tra Svezia e Norvegia. La Norvegia, infatti, aveva molta autonomia e un proprio Governo, anche se senza potere sugli affari esteri, che restavano competenza esclusiva del Governo svedese. Proprio da questa limitazione e dall’impossibilità di avere propri consolati in altri Stati, intorno al 1860 iniziarono a crescere i malumori e le spinte indipendentiste tra i Norvegesi.

Incoronazione di Re Haakon VII e della Regina Maud a Trondheim nel 1906

Le spinte indipendentiste culminarono nel 1905, quando dopo un referendum il Parlamento norvegese (Storting) proclamò dissolta l’Unione personale e l’indipendenza della Norvegia. Qualche mese più tardi, su insistenza del principe Carlo di Danimarca (poi re Haakon VII di Norvegia, 1872-1957) a cui lo Storting aveva offerto il trono norvegese, si svolse un secondo referendum costituzionale in cui la Norvegia scelse di restare una monarchia e non diventare una repubblica, come invece farà pochi anni più tardi la Finlandia.

L’attuale famiglia reale norvegese

Evoluzione nelle prassi

La Costituzione è rimasta in vigore in continuità dal 1814 a oggi ed è stata oggetto di pochi e limitati emendamenti. Questo anche per via del procedimento abbastanza complesso necessario per modificare il testo, simile a quello previsto dalla Costituzione danese, a cui chiaramente quella norvegese si è ispirata.

Come nel caso della Danimarca, quindi, l’evoluzione politica e la diffusione dei principi del parlamentarismo in Norvegia non è stata accompagnata con modifiche al testo, ma si è affermata come consuetudine costituzionale intorno all’inizio del Novecento.

Palazzo dello Storting a Oslo // Foto originale di @rixasala@noglen.eu

Per questo, leggendo la Costituzione del Regno di Norvegia troviamo rappresentato un Monarca molto attivo e con rilevanti poteri politici. Ad esempio, l’art. 3 prevede che il potere esecutivo sia nelle mani del Re o della Regina, mentre l’art. 12 stabilisce che sia il Monarca a scegliere tra tutti i cittadini norvegesi un Consiglio, di cui faccia parte il Primo ministro, e a distribuire gli incarichi al suo interno.

Addirittura, secondo gli artt. 78 e 79 il Monarca potrebbe rifiutarsi di firmare e promulgare una legge approvata dallo Storting. Il sovrano avrebbe così potere di veto forte e difficile da superare, perché sarebbe necessaria l’approvazione della stessa norma in tre legislature consecutive, ma che in realtà poi non viene mai utilizzato. Infatti, allo stesso modo di quanto detto per la Danimarca, il Monarca resta una figura simbolica, con ruoli meramente formali e cerimoniali.

La democrazia parlamentare norvegese

Il Governo guidato dal Primo ministro è l’organo che realmente detiene il potere esecutivo. Non è scritto all’interno della Costituzione come si forma, non è previsto un voto di investitura iniziale da parte dello Storting, ma è invece possibile un voto di sfiducia.  Per cui, sulla base del parlamentarismo negativo, al Governo basta la tolleranza da parte delle forze politiche parlamentari, restare in carica finchè nessuno può o vuole sfiduciarlo.

Re Harald e il Principe ereditario con il Governo durante il Consiglio di Stato // Foto di Håkon Mosvold Larsen

Il Governo norvegese non possiede il potere di chiedere lo scioglimento del Parlamento e convocare nuove elezioni, visto che la Costituzione norvegese non prevede proprio la possibilità di elezioni anticipate, trovandosi così in una situazione di maggiore debolezza rispetto all’esecutivo danese.

Visto il legame esclusivo tra Governo e Parlamento e il ruolo prettamente simbolico del Monarca, nonostante nella Costituzione ci sia ancora scritto che la Norvegia è una monarchia costituzionale, oggi si può dire che nella prassi reale è più a una monarchia parlamentare, così come Danimarca e Svezia.

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