Perché la Scandinavia non è mai diventata uno Stato unico? In realtà, alcuni tentativi ci sono stati, e quasi tutti sono partiti dalla Danimarca, l’unica delle tre nazioni che è riuscita a unire sotto di sé Svezia, Norvegia, Islanda e Finlandia per circa due secoli (dal 1397 al 1523), quando grazie a una sovrana illuminata e particolarmente capace fondò l’Unione di Kalmar.
Nota nelle lingue scandinave come Kalmarunionen, fu l’unificazione dei tre regni di Danimarca, Svezia e Norvegia – e relative colonie, quindi anche Finlandia, Islanda, Føroyar e Groenlandia – sotto un unico monarca, per creare un potente stato scandinavo. Tutti i Paesi – eccetto la Danimarca – rinunciavano alla loro sovranità, ma non alla loro indipendenza, e proprio questa indipendenza portò a interessi diversi, soprattutto della Svezia e, di conseguenza, al crollo dell’Unione due secoli dopo.
Tuttavia, la maestosità dell’operazione, e la peculiarità della forma politica rendono l’Unione di Kalmar un caso unico nella storia. Va detto anche che i paesi scandinavi provarono un secondo tipo di unione nel tardo Ottocento, basato questa volta sulla collaborazione, di tipo economico, creando la Corona Scandinava. Ma anche in questo caso durò poco: se volete saperne di più, comunque, abbiamo scritto un articolo specifico.
Un’unione personale
La Kalmarunionen viene definita un’unione personale. Nel senso che non fu un’unione collaborativa, ma di fatto du Margherita I di Danimarca che, grazie alle sue abilità politiche e scelte matrimoniali, riunì sotto di sé e i suoi eredi tutta la Scandinavia, compreso l’Holstein meridionale oggi parte della Germania.
Il fatto che fosse un’unione danocentrica si vede non solo dal fatto che i Re erano danesi, ma anche dalla Capitale: sempre danese. Inizialmente era Roskilde, antica capitale della Danimarca, e in seguito divenne Copenhagen.
L’Unione di Kalmar però prende nome dalla città di Kalmar, svedese ma un tempo vicino all’allora confine danese (che comprendeva anche la Scania). Nella località svedese, infatti, le truppe del Regno di Danimarca, infatti, nel 1389 sconfissero il Re di Svezia Alberto di Meclemburgo, il quale si trovò nell’impossibilità di pagare il tributo richiesto di 60.000 marchi d’argento nel giro di tre anni.
Margherita I era molto furba, e aveva usato il pretesto come scusa: infatti Alberto non era svedese, era nato nel Sacro Romano Impero (quindi tedesco) ed era mal tollerato dall’aristocrazia locale, motivo per cui i danesi avevano sostenuto la loro ribellione contro il monarca e avevano spinto per l’Unione come fattore determinante per fermare il potere sempre più crescente della Lega Anseatica, un’unione di città tutte affacciate su Baltico e mare del Nord e che ostacolavano i commerci della Svezia, ma soprattutto della Danimarca che era quindi la prima ad essere infastidita dalle sue azioni.
Per arrivare all’Unione, Margherita aveva giocato bene. Figlia del Re Valdemaro Christoffen IV Atterdag di Danimarca, aveva sposato Haakon VI di Norvegia. Era riuscita a fare eleggere il figlio Olaf a Re di Danimarca (solo nominale, Olaf aveva cinque anni), oltre che di Norvegia per diritto dinastico. Il figlio morì molto presto, nel 1387, motivo per cui lei divenne reggente di entrambi i regni con pretese sul trono di Svezia. L’anno seguente, appunto, gli svedesi, aiutati da Margherita a scacciare Alberto, furono costretti ad accettare tutte le sue condizioni e ad eleggerla come Signora sovrana e regnante, accettando chiunque lei avesse scelto come loro Re. La prima cosa che fece, fu quella di imprigionare Alberto – nel frattempo tornato dal Meclemburgo – e assicurarsi definitivamente signora di tutti e tre i regni.
Tuttavia, Margherita non si definì mai Regina, ma si faceva chiamare solamente “Margherita, per grazia di Dio figlia del re danese Valdemaro” e alla prima occasione conveniente nominò un sovrano che fosse imparentato con tutte e tre le vecchie dinastie scandinave. Nel 1389 la scelta ricadde sul suo bis-nipote Eric di Pomerania, che era nipote di Enrico di Meclemburgo, che lei proclamò Re di Norvegia e venne fatto omaggiare anche in Danimarca e Svezia. Si trattava, anche in questo caso, di pura formalità: Eric era ancora minorenne, per cui reggente rimaneva Margherita. L’atto finale del grande gioco politico di Margherita fu nel giugno del 1397: convocò infatti un gabinetto a Kalmar nel giugno del 1397, in seguito al quale Eric fu solennemente incoronato come Re di Danimarca, Norvegia e Svezia.
L’Unione di Kalmar tra guerre intestine
Anche se Eric fu nominato Re, Margherita rimase la regnante di fatto di tutta la Scandinavia per tutta la sua vita, impegnandosi a mantenere la sua visione politica che voleva lasciare l’indipendenza delle singole nazioni, abilitate a perseguire i loro interessi in fatto di politica interna. Margherita morì nel 1412 e solo allora Eric di Pomerania divenne effettivo sovrano dell’Unione, continuando la politica della prozia per mantenere il dominio danese anche sulle regioni di Schleswig e Holstein (parte dello Jutland più meridionale), Mecleburgo e Pomerania (Germania settentrionale).
Proprio questi conflitti furono le cause dei primi dissesti con la Svezia: gli svedesi, infatti, non erano contenti delle continue guerre danesi contro queste regioni, in quanto ostacolavano le loro esportazioni nel continente. Ma, soprattutto, iniziarono a nutrire forti sospetti sulla centralizzazione del potere che, come detto, rimase in Danimarca. La situazione fu così critica, che nel 1430 la Svezia decise di espellere tutti i danesi dal suo territorio.
Per questo motivo, tra il 1438 e il 1439 Eric fu deposto, e gli successe Cristoforo di Baviera, un re tedesco senza eredi che regnò dieci anni e, alla sua morte, lasciò un vuoto di potere. A questo punto, la Svezia elesse Carlo VIII come Re, per rilanciare l’Unione di Kalmar ma questa volta con centro di potere in Svezia. Carlo fu fatto anche Re di Norvegia, ma siccome i conti di Holstein erano più influenti di tutti gli svedesi e i norvegesi messi insieme, operarono perché il Consiglio Segreto di Danimrca nominasse come Re Cristiano I di Oldenburg.
È facile immaginare le conseguenze: ne nacquero sette decenni di lotte di potere, e l’Unione di Kalmar fu caratterizzata da guerre tra Svezia e Danimarca. Solo Cristiano II di Danimarca riuscì a riconquistare la Svezia, con il famoso Bagno di Sangue di Stoccolma del 1520. Fu un atto tra i più crudeli di tutta la storia europea, ricordato ancora oggi in Svezia: Cristiano II, infatti, attirò con l’inganno una sessantina di nobili svedesi, e li fece poi uccidere tutti a Stortorget, la piazza principale della città.
Se l’atto gli assicurò il potere per un periodo, fu anche quello che diede il via a una nuova ribellione degli svedesi, che cacciarono ancora i danesi nel 1521 e si proclamarono indipendenti. Nel 1523, infatti, la nobiltà svedese elesse Gustavo I Vasa come Re di Svezia, il quale è ricordato oggi come uno dei più importanti e potenti sovrani svedesi, visto che tolse la Svezia dall’Unione e diede il via, in maniera ufficiosa, all’Impero Svedese, portando la Svezia fino a metà Seicento ad essere una delle potenze europee.
L’Unione di Kalmar diventa Regno di Svezia-Norvegia
Il 1523 è quindi di fatto l’anno che segna la fine dell’Unione di Kalmar, caratterizzata da due potenze, Danimarca e Svezia, poco inclini a collaborare. Ma in realtà le ultime strutture dell’Unione, prive però di Svezia e, di conseguenza, della Finlandia, resistettero per altri 13 anni, fino al 1536: questo è l’anno ufficiale che segna la nascita del Regno di Danimarca-Norvegia, in quanto il Consiglio Segreto di Danimarca dichiarò la Norvegia una provincia danese, senza consultare i norvegesi.
La Norvegia era un regno ereditario, per cui il Re aveva interesse a mantenerne formalmente lo status di semi-indipendenza come assicurazione che i suoi eredi del casato di Oldenburg sarebbero stati eletti al trono di Danimarca. E, in effetti, la Norvegia conservò il suo sistema legale e alcune istituzioni separate, ma tutti i suoi ex possedimenti (Islanda, Groenlandia e Føroyar) passarono direttamente sotto la corona di Danimarca. E, comunque, il Sovrano rimaneva danese, con quindi tutte le possibilità di influenzare e decidere sulla politica locale.
La Norvegia rimase una provincia danese fino al 1814, quando i danesi furono costretti a cederla alla Svezia – nel frattempo rimasta senza Finlandia. Quando la Norvegia divenne indipendente, a inizio del XX secolo, i suoi sovrani tornarono ad essere danesi, nel senso che divenne Re un membro della dinastia reale danese. Solo l’attuale Re di Norvegia, Harald V, è nato in Norvegia, il primo sovrano ad essere nato nel territorio dopo quasi mille anni!