8 film della Nordisk Film (e non), la più antica casa cinematografica ancora in attività

Nordisk Film

Se si pensa alla storia del cinema, sicuramente la Scandinavia non è la prima cosa che viene in mente. Anzi, probabilmente, non viene proprio in mente, in quanto hanno (giustamente, anche) ben più spazio gli Stati Uniti con Hollywood, il Regno Unito, la Francia e l’Italia . Eppure, anche se viene troppo spesso dimenticato, Danimarca e Svezia in particolare hanno dato un forte impulso allo sviluppo del cinema, specialmente a quelli delle origini. La Danimarca soprattutto non è solo la nazione con la bandiera più antica del mondo ancora in uso, ma anche con la casa di produzione cinematografica ancora in attività più antica del mondo: la Nordisk Film. 

Se oggi pensiamo al cinema danese, i nomi non mancano. Quello più famoso di tutti è sicuramente Lars Von Trier, uomo dalla carriera (e dalla vita) piuttosto controversa. Insieme a lui, Thomas Vinterberg, che a Von Trier lo conosce molto bene, visto che i due hanno dato vita a un vero e proprio movimento. E anche per quanto riguarda gli attori non mancano i nomi, come per esempio quello di Mads Mikkelsen, che tra l’altro a livello di carriera è l’opposto di Von Trier: i due hanno lavorato spesso insieme, ma se MIkkelsen non ha mai disdegnato il sistema degli States (è stato Hannibal, sarà il prossimo Grindelwald, e ha lavorato anche in un videoclip di Rihanna), non si può dire lo stesso per Lars, che invece rimane spesso e volentieri nella sua Danimarca, o al massimo si sposta ovunque non serva un aereo per farlo in modo velocemente.

Nordisk Film

Ad ogni modo, il cinema danese ha dato vita a prodotti davvero molto interessanti: film oscuri e tetri, ma mai noiosi. Anzi, spesso piuttosto ironici, anche quando ci sono scene cruente. Questi sono alcuni degli ingredienti che hanno reso famosa, nel mondo, l’industria cinematografica della Danimarca, che si è fatta strada per le sue scelte anticonformiste e prive di compromessi (soprattutto per le tematiche trattate), per l’estetica, e per la libertà creativa concessa a registi, attori e produttori. Quest’ultima è tipicamente europea, ma anche nel panorama del Vecchio Continente nel cinema danese (come in tutta la società) c’è più libertà che in Paesi con industrie del cinema notevoli, come la Francia, l’Italia e la Germania.

Ripercorriamo (in breve) la storia del cinema danese e, di conseguenza, della Nordisk Film. Vi lascio, di seguito, 3 titoli di libri se vi interessa saperne di più sul cinema scandinavo, e in particolare su quello danese e svedese.

La storia della Nordisk Film

La Nordisk Film è la casa di produzione cinematografica più antica del mondo ancora in attività, fu fondata nel 1906 da Ole Olsen, e ha oggi sede a Valby (Copenhagen). Prima del 1914, ovvero prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, l’industria del cinema danese rappresentava una più attive e vivaci del mondo, e i suoi attori e i suoi dilm erano noti in tutto il mondo. Stiamo parlando del periodo dei film muti, antecedente la prima età d’oro di Hollywood (quella degli anni Venti e Trenta).

Il successo dell’industria cinematografica della Danimarca era legato a quello del resto d’Europa, che ben più degli Stati Uniti era fulcro di sviluppo del cinema. Il cinema stesso non è nato oltreoceano, ma in Francia (la data convenzionale è il 1895, prima proiezione dei Lumière). Farò ancora un nome celeberrimo (e quindi banale, per gli addetti al settore): Carl Theodor Dreyer, che tutti gli studiosi di storia del cinema conoscono per il kolossal “La passione di Giovanna d’Arco”, un film muto di quasi due ore tra i capisaldi e i capolavori della settima arte. Il suo film più noto è però francese, e del 1928: prima di questo, Dreyer ha diretto Præsidenten, Il padrone di casa o Pagine dal Libro di Satana, tutti prodotti dalla Nordisk Dilm.

Al pari del resto dell’industria europea, anche quella danese subì un ridimensionamento negli anni Venti e Trenta, a causa dell’influenza e popolarità dei film statunitensi della prima età d’oro di Hollywood. Solo dagli anni Cinquanta, ovvero dopo la seconda guerra mondiale, la Nordisk Film e l’industria cinematografica conobbero una nuova energia, anche se più rivolta verso i danesi e, al massimo, verso il resto della Scandinavia, e non più a un pubblico internazionale.

Negli anni Sessanta il cinema danese torna alla ribalta a livello internazionale: la Danimarca, infatti, è stata la prima nazione al mondo a legalizzare la pornografia, cosa che ha spinto alla realizzazione di molti film erotici che hanno dato la reputazione di “provocatorio” e di “spirito libero” all’industria locale. Una cosa che distingue ancora oggi molti dei film danesi.

Manifesto Dogme95

Un discorso a sé va fatto per il Manifesto Dogme95, di cui ho parlato anche quando ho scritto l’articolo su Lars Von Trier. Dogme, che significa “dogma” in danese, è un manifesto scritto nel 1995 dai cineasti Lars Von Trier e Thomas Vinterberg, in favore di un approccio al cinema più minimalista (che strano!), per “purificare” il cinema da Hollywood. Un manifesto dall’importanza indiscussa, dal momento che ha influenzato un’intera generazione di registi, sia scandinavi che non, e fa parte di quella “rivoluzione anni Novanta” del cinema volta a togliere potere ai produttori e dare più spazio ai registi. Con le stesse premesse, infatti, sono nati anche Martin Scorsese e Quentin Tarantino, per fare due esempi euro(italo)-americani.

Tra le cose che indica il manifesto per il minimalismo ci sono anche i “voti di castità” da seguire per farne parte. Per esempio, le riprese dovevano essere fatte sul posto, e del posto dovevano essere i luoghi di scena. Solo luce naturale, e anche il suono doveva essere originale.

La Nordisk Film oggi

Il Manifesto Dogme95, come detto, ha rivoluzionato il cinema, a partire proprio da quello interno. Oggi, il cinema danese raccoglie l’eredità del manifesto, con però altre influenze e novità proprie.

Per esempio Susanne Bier, una regista danese dalla filmografia incredibile, che ha vinto un’oscar nel 2010 come miglior film straniero per il suo Hævnen, che ha consolidato la sua posizione come uno registi danesi più acclamati sulla scena internazionale. Susanne è del resto la prima donna che ha vinto un Academy Award (un Oscar), un Golden Globe, un Emmy Sward e un European Film Award. DI recente ha diretto The Undoing, miniserie (prodotta da HBO, e non da Nordisk Film) con Nicole Kidman e Hugh Grant, particolarmente acclamata dalla critica.

L’industria danese va poi molto forte anche con le serie TV, che però non sono una priorità della Nordisk Film. Serie come Borgen, una delle più amate, sono frutto di DR, mentre altri progetti si devono a Netflix Nordics, filiale scandinava del celebre servizio di streaming.

Insomma, seppur così piccola, la Danimarca ha davvero un grande amore per il cinema, anche più della Svezia di Ingmar Bergman, Ingrid Bergman, Greta Garbo e, più di recente, gli Skarsgård, Alicia Vikander o Gustav Möller. Vediamo quali sono i film danesi più belli di tutti i tempi.

Ordet – La parola di Carl T. Dreyer (1955)

Iniziamo proprio con Dreyer, ma non con uno di quelli sopracitati. Ben più avanti del cinema delle origini, e anzi in quel periodo di rinascita interna di cui si accennava, Ordet è un film originale tra i più apprezzati del cineasta. Racconta la storia della famiglia Borgen nella Danimarca rurale e arretrata degli anni Venti.

I Borgen hanno le loro lotte separate con la fede e il credo: il maggiore, Morten, vive senza fede e dovrà fare i conti con una morte raccapricciante; il secondo, Johannes, è impazzito dopo aver studiato la filosofia di Søren Kirkegaard e pensa di essere Gesù Cristo; Anders, il più giovane, vuole sposare la figlia del leader di una setta locale.

Una trama molto particolare e sinistra, tipica di Dreyer e del cinema della Danimarca, densa di fede, amore, e misteri della vita.

Babettes Gæstebud – Il pranzo Babette di Gabriel Axel (1987)

Saltiamo 30 anni, ma parliamo di un altro film che parla di religione anche se in maniera meno disturbante. Babettes Gæstebud racconta di due sorelle, che vivono nel Vest Jylland (Jutland Occidentale) profondamente religiose, che aprono la loro casa a Babette, una rifugiata francese scappata da un conflitto parigino. Per ricambiare, Babette organizza una festa per tutto il villaggio. Il film è tratto dal libro omonimo della scrittrice danese pluri-nominata al premio Nobel Karen Blixen, e ha vinto un Oscar come miglior film straniero nel 1987.

Pusher di Nicolas Winding Refn (1996)

Passiamo agli anni Novanta, con un film che strizza l’occhio agli action di Hollywood, ma ovviamente con un bel tocco di giallo alla scandinava. In seguito a un affare di droga andato male, Frank ha un debito enorme verso un pericoloso trafficante. Insieme al suo assistente Tonny (niente meno che Mads Mikkelsen al suo debutto cinematografico) e alla sua ragazza Vic, Frank si muove nell’underground criminale di Copenhagen per trovare i soldi. Refn è un regista di successo, abile in questo genere: nel 2011 ha diretto Drive, con protagonista Ryan Gosling, che gli è valso il premio come miglior regista al Festival di Cannes nel 2011.

Festen – La celebrazione di Thomas Vinterberg (1998)

Non ci sono anni Novanta senza Thomas Vinterberg. Festen racconta la festa per il sessantesimo compleanno di Helge, che per l’occasione riunisce i suoi parenti stretti nel suo hotel a condizione familiare. Trattandosi di Vinterberg, questa non è una commedia innocente: i temi sono oscuri, e vanno dalla violenza al rapporto burrascoso in famiglie disfunzionali, fino al suicidio o all’incesto. Festen è il primo film del Manifesto Dogme95, e ha una produzione semplice e uno stile naturale che va assolutamente visto.

Italiensk For Begyndere – Italiano per principianti di Lone Scherfig (2000)

Altro film di Dogme, altro film su famiglie disfunzionali. Ma questa volta in chiave molto comica e ironica. Italiensk For Begynder ci mostra un mix di confusione familiare, morti, e una serie di affettuosi (ma disagiati) suburbani che cercano di affrontare nel modo migliore le loro circostanze spesso difficili. Ah, inutile dire che va visto in originale, per godersi gli attori danesi che cercano di parlare in italiano… non con grande successo!

Hævnen – in un mondo migliore di Susanne Bier (2010)

L’abbiamo citata prima, e ora eccola qua: Susanne Bier, con il film che le è valso un Oscar nel 2010. Un dramma familiare che racconta la storia di un medico, Anton (interpretato dal celebre attore svedese Mikael Perbrandt) che si divide tra Danimarca, dove ha la famiglia, e il Sudan, dove cura le vittime di guerra. Anton e suo figlio Elias combattono i loro demoni (uno in Sudan, l’altro in Danimarca, a scuola e con gli amici) e si domandano continuamente cosa sia giusto e cosa sbagliato. Una lotta che a li farà intrecciare.

En Kongelige Affære – Un affare reale di Nikolaj Arcel (2012)

Un vero dramma d’epoca (basato su una storia vera): costumi, lotte di potere, e infedeltà; e un altro film da oscar, visto che Arcel ha vinto l’oscar al miglior film straniero nel 2013. Oltre a due vere celebrità per quanto riguarda lo star system: la svedese Alicia Vikander (nota più di recente per The Danish Girl) e il nostro Mads Mikkelsen. Alicia interpreta la principessa Carolina Matilde di Hannover, che lascia la sua Inghilterra per andare in sposa al principe danese Cristiano, il futuro Re Cristiano VII di Danimarca ma, infelice del matrimonio, inizierà una relazione col medico di suo marito, intepretato da Mikkelsen. Gli effetti sono naturalmente disastrosi. 

Druk – Un altro giro di Thomas Vinterberg (2020)

Concludiamo con un altro film di Vinterberg, che ho già citato in occasione Göteborg film festival. Per sapere di cosa parla, vi rimando a leggere quell’articolo. Qui, vi dico solo che dovete decisamente guardare questi quattro insegnanti di liceo, annoiati e stufi della mediocrità, che decidono sostanzialmente di ubriacarsi. Ah, neanche a dirlo c’è Mads Mikkelsen. Ma lui ormai appare in praticamente qualsiasi produzione danese!

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